L’arte in vetro riciclato

Julia Felix è il nome di un’imbarcazione romana del II secolo dopo Cristo, naufragata nelle acque dall’Adriatico a circa sei miglia dall’isola di Grado. Ritrovata nel 1986 da un pescatore, la nave conteneva 560 anfore contenenti frammenti di vetro, destinati agli artigiani della vicina Aquileia.

Julia Felix è anche il nome della mostra organizzata da CoReVe (Consorzio Recupero Vetro) durante il Fuorisalone. A Palazzo Visconti, fino al 23 aprile, è infatti possibile scoprire una serie di opere di artisti e designer di fama mondiale che hanno lavorato rettamente di vetro realizzando 13 tra prototipi e pezzi unici.

«Ai tempi dei romani, sulla penisola italiana non si era ancora trovato la giusta sabbia per produrre vetro. Per tutto il Medioevo non è stato fatto vetro nuovo in Italia, è stato solo rifuso» racconta Elena Ferrari, Responsabile Comunicazione di Coreve. «Il primo editto per separare il vetro è di Ferdinando II di Borbone che chiede ai napoletani di separare il vetro dal resto dei rifiuti per permetterne il riutilizzo».

«Questa mostra vuole essere un collegamento ideale tra il ritrovamento antico della Julia Felix, l’arte e le potenzialità future nell’uso del vetro, sottolineando l’importanza del riciclo di questo nobile materiale» aggiunge il presidente del Consorzio Gianni Scotti.

A portarci alla scoperta delle diverse opere, ospitate nelle sale di uno dei più elaborati esempi di rococò milanese, è invece Alice Stori Liechtenstein, curatrice italiana specializzata in design contemporaneo.

Bottle Sphere

«Il vetro si offre a tante interpretazioni diverse e può essere riutilizzato secondo tecniche diverse» spiega. Ne è un esempio il lavoro di Kiara Pelissier, artista americana che ha iniziato a lavorare il vetro nel 1997. Bottle Sphere è un’opera realizzata fondendo bottiglie di birra usate in una fornace a 1200 gradi Celsius. Ogni anello è stato poi scolpito singolarmente e, una volta raffreddato, le diverse dimensioni e forme sono state unite per formare una sfera e tenute in posizione con un adesivo da museo. La sfera rappresenta un pianeta ideale, un mondo verde e sostenibile.

Bottles di Klaas Kuiken sfrutta invece l’irregolarità delle bottiglie di vetro verde e enfatizza questa caratteristica riscaldandole prima nel forno e poi soffiando delicatamente dell’aria con il compressore, «in modo che il vetro si gonfi di più nei punti sottili e meno in quelli spessi, creando pezzi unici».

Il designer olandese Lex Pott ha invece creato il portacandele Atol utilizzando anch’egli la tecnica della soffiatura a mano, seguita dalla pressatura. Luca Gruber, con il suo Tavolo OZ – ispirato alla Città di Smerlando del film – ha invece dato vita a un design con 100% di rifiuti riciclati. «Sebbene questi oggetti siano stati creati per durare per sempreı» specifica la curatrice «possono essere interamente reinseriti nel ciclo produttivo del vetro dopo il loro utilizzo».

La Sinfonia Fluida di Matteo Cibic è invece un’edizione di piastrelle in bassorilievo realizzate interamente in vetro riciclato. Le piastrelle presentano una serie di oggetti iconici in vetro usa e getta che si fondono l’uno con l’altro, formando una composizione organica e fluida.

Bottles

Attraverso inWASTEment, lo studio mischer’traxler mostra quanti rifiuti di un materiale sono necessari per produrre un pezzo di vetro industriale riciclato. La base di ogni vaso soffiato è infatti composta da frammenti di vetro compresso di pari peso.

La ceramista Natalie Weinberger ha invece cotto i frammenti nello stesso forno utilizzato per i suoi lavori, creando un applique dalla texture opaca e dalla traslucenza diffusa, chiamata Pâte de Verre.

A svettare tra le opere presentate, è però il capolavoro di Lino Tagliapietra, uno dei più influenti artisti del vetro italiano in ambito mondiale. Nato a Murano nel 1934, ha iniziato a lavorare a tempo pieno in una fornace di vetro all’età di 11 anni. Per tutta la vita si è impegnato a condividere le sue conoscenze e le sue tecniche al fine di preservare le tradizioni veneziane. Le sue eccezionali capacità tecniche sono radicate in una profonda tradizione e combinate con il desiderio di innovazione e sperimentazione. Oggi, a 80 anni, Lino continua a creare capolavori. Fenice, l’opera prestata per la mostra dal maestro, è stata realizzata nel 2015 all’interno del progetto Soneva Fushi Glass Studio sull’atollo di Baa nelle Maldive che ricicla il vetro proveniente dalle strutture turistiche sugli atolli limitrofi.

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