martedì, 26 Novembre 2024
L’assedio della Ue alle case ed al vino italiano
Sono due le notizie arrivate oggi da Bruxelles e, purtroppo per noi, non sono buone notizie. La prima riguarda le nostre case. Nel 2030 le abitazioni ad alto consumo energetico non potranno essere vendute, costruite, affittate. Una norma che rischia di mettere in difficoltà centinaia di migliaia di appartamenti, case, strutture di ogni tipo e, di conseguenza i relativi proprietari, cioè noi.
Numeri ufficiali non esistono dato che nel nostro paese non esiste un’analisi precisa casa per casa della sua classe energetica; magari per quelle recenti, ipotizziamo dell’ultimo decennio, la cosa si potrebbe ancora recuperare ma su quelle più vecchie siamo proprio nell’oscurità assoluta. Ma basta guardarci attorno, soprattutto nelle tante piccole città di cui è fatto il tessuto italiano, per renderci conto che interi borghi, intere frazioni, cascine, rischiano di trovarsi fuori mercato. E questo porta ogni proprietario davanti ad un bivio. La prima strada è quella della ristrutturazione (dai costi imprecisati ma che difficilmente vanno sotto i 20 mila euro). La seconda è di fatto vedersi annullare il valore del proprio immobile, per milioni di italiani da sempre il bene rifugio più amato. Un massacro finanziario senza precedenti.
La norma è in discussione in questi giorni al Parlamento Europeo e si lega ai recenti ed ambiziosi impegni in tema ambientale per il raggiungimento delle neutralità climatica nel 2050 che prevede un obiettivo intermedio, appunto nel 2030, del taglio del 55% delle emissioni di CO2.
Nel dettaglio la bozza del decreto prevede la fine della classe energetica G, la peggiore, per gli edifici pubblici dal 2027 e per quelli privati dal 2030. Per questi il realtà si prevede la classe F per il 2030 e la E nel 2033. Insomma, un taglio di due categorie. Non cose da poco.
Ci sono delle esenzioni, ma si tratta di piccole cose: edifici storici, di culto oltre a quelli inferiori ai 50mq. Di pari passo è prevista una regolamentazione unica europea (anche nel modulo da compilare e rilasciare) per il documento che certifica la classe energetica di ogni singolo stabile. Prepariamoci, anche da questo punto di vista, a maggiore severità e rincari.
La seconda, brutta, notizia è legata ad uno dei punti fondamentali del nostro mercato enogastronomici: il vino.
Domani infatti è previsto un primo voto sul Piano Anticancro della Commissione BECA (acronimo di Beating Cancer). nel testo si legge, nero su bianco che «non esista un livello sicuro di consumo di alcol quando si parla di prevenzione dal cancro» e «si incoraggia la Commissione Ue e gli Stati membri a promuovere azioni per ridurre e prevenire i danni causati dall’alcol nel contesto di una modificata strategia europea».
Tra gli atti concreti la modifica delle etichette con messaggi di avvertenza sanitaria, il divieto di pubblicità, di sponsorizzazione delle manifestazioni sportive e, inutile dirlo, l’aumento della tassazione. Insomma. una prevedibile stangata per un settore centrale della nostra economia (con più di un milione di occupati) e un po’ anche per le nostre tradizioni enogastronomiche di consumatori di alcol moderati per quantità e che puntano piuttosto sulla qualità del Made in Italy.
Che sia casa o che sia vino la sostanza è che l’Europa entra ancora una volta, con forza, nelle nostre vite e nelle nostre tasche.
Tocca al governo proteggerci a Bruxelles ed aiutare, anche economicamente in queste transizioni green, ciascuno di noi per cui la casa è IL bene prezioso, frutto dei risparmi di una vita. Per il resto basta spiegare come la NOSTRA dieta mediterranea sia tra le abitudini alimentari del continente di sicuro la migliore dal punto di vista medico per la lotta contro il cancro. Bicchiere di vino compreso.