lunedì, 25 Novembre 2024
Le donne, il bottino di guerra dei Talebani ormai padroni dell’Afghanistan
Mentre si attende la caduta di Kabul, capitale dell’Afghanistan, ormai cinta d’assedio, iniziano ad emergere i misfatti dei quali i talebani si sono macchiati anche durante questa insurrezione. Ancora una volta sono le donne a pagare il prezzo della furia islamista dei barbuti ex studenti teologia; nella città e nei villaggi conquistati hanno battuto il terreno casa per casa alla ricerca di donne dai 12 ai 45 anni prima da violentare e poi costringere alla schiavitù sessuale. Alcuni testimoni che hanno parlato con il quotidiano inglese The Guardian hanno raccontato che i comandanti talebani hanno dato istruzione agli imam delle aree che si trovano sotto il loro controllo di fornire l’elenco delle donne «non sposate, di età compresa tra 12 e 45 anni affinché i loro soldati possano sposare in quanto qhanimat (bottino di guerra) che spetta ai vincitori».
Inoltre, nelle aree sotto il loro controllo alle donne è stato vietato di andare a scuola, lavorare o di uscire di casa senza permesso. Intervistato dal Guardian Omar Sadr, professore di politica all’Università americana dell’Afghanistan, ha detto: «I combattenti talebani si sentono autorizzati a fare tutto questo in base alla loro rigida interpretazione dell’Islam, che vede le donne come kaniz (merce)». Quanto riservato alle donne non è che uno dei segnali di quanto accadrà all’Afghanistan non appena tornerà ad essere un “Emirato islamico” perché i talebani lasciano dietro di loro cadaveri per le strade e persone impiccate e lasciate penzolare per giorni, in modo che la popolazione sappia cosa accadrà a chi non riconoscerà la loro autorità.
Mentre sul fronte governativo la situazione è alquanto confusa. Il presidente afgano Ashraf Ghani che inizialmente si era detto certo che l’esercito afgano avrebbe fatto fronte alla minaccia talebana, visto che gli Usa li avevano addestrati spendendo più di 80 miliardi di dollari, ha esautorato il generale Wali Ahmadzai promuovendo il generale Hibatullah Alizai dopo che l’esercito afgano ha rimediato una serie di sonore batoste sul campo, anche se va detto che in molti non hanno nemmeno combattuto, un po’ come accadde in Iraq quando nel 2014 l’Isis arrivò a Mosul e i soldati si cambiarono d’abito e fuggirono in massa. Ashraf Ghani per tentare la difesa della capitale si è rivolto anche a signori della guerra come Atta Mohammad Noor e al più noto di loro in chiave anti-talebana quel Abdul Rashid Dostum formatosi militarmente tra le file sovietiche.
E adesso che accadrà? Non ha dubbi Franco Iacch, analista esperto in Information Warfare, Terrorism, Security and Defense: «Secondo la CIA, il Governo del presidente Ashraf Ghani potrebbe crollare entro l’anno. Centinaia di migliaia di afgani, qualora i talebani dovessero conquistare il Paese, saranno massacrati. Gli alleati di Al Qaeda, qualora conquistassero l’Afghanistan, attueranno una sistematica pulizia etnico religiosa dalle proporzioni apocalittiche».
I talebani sono stati molto abili in questi ultimi anni perché hanno fatto credere agli americani di essersi “moderati” poi, alla prima occasione, hanno mostrato il loro vero volto e di cosa sono capaci. Si può dire che gli occidentali sono ricascati nello stesso errore di valutazione?
“I talebani non hanno mai ammorbidito la loro ideologia estremista: hanno solo cambiato strategia (ci si dimentica degli omicidi mirati che hanno terrorizzato la popolazione nei mesi scorsi). L’unica cosa che avrebbe potuto salvare l’Afghanistan, così da non vanificare del tutto venti anni di operazioni e migliaia di morti lasciati sul terreno, sarebbe stato uno stallo militare: da un lato i talebani e dell’altro il Governo. Con un miracolo quel tipo di stallo avrebbe potuto portare nel tempo a dei negoziati sulla condivisione del potere. Nel breve tempo ciò avrebbe contribuito a mantenere in vita gli alleati degli Stati Uniti e garantire aree relativamente sicure del Paese da cui sarebbero state schierate risorse di intelligence ed operative. L’Afghanistan si trova in uno stato di guerra non mitigato da alcuna speranza realistica di un immediato processo di pace. Qualunque cosa sia rimasta dell’esperimento ventennale degli Stati Uniti per portare la democrazia in Afghanistan ha le ore contate”.
E cosa accadrà quando i talebani conquisteranno l’Afghanistan?
“Il problema non è mai stato conquistare, ma gestire ciò che si è preso. I talebani non sono la Wehrmacht. É lecito supporre che la rapida caduta di Kabul porterà a livelli di violenza e spargimento di sangue senza precedenti per una guerra civile che potrebbe durare anni. Nel frattempo, la retorica talebana continuerà a pubblicizzare la vittoria sugli infedeli americani e questo darà una spinta ai gruppi terroristici di tutto il mondo”.