Le Elezioni Amministrative con vista sul Quirinale

Mai come stavolta le elezioni amministrative avranno un sapore politico. Quale sarà l’effetto Draghi sullo stato di salute dei partiti che lo sostengono? Come usciranno Enrico Letta e Giuseppe Conte dal primo test elettorale? Quale sarà il verdetto per le forze di centrodestra, divise a livello nazionale sul sostegno all’esecutivo? E in definitiva: come verranno aggiornati i rapporti di forza in vista dell’appuntamento del Quirinale?

La partita si gioca domenica 3 e lunedì 4 ottobre, e cominciamo col dire che dei 6 comuni capoluogo in cui si vota per il sindaco (Bologna, Milano, Napoli, Roma, Torino, Trieste) solo una è oggi amministrata dal centrodestra. Le altre sono a guida Pd o Cinque Stelle. Dunque, almeno sulla carta, il centrodestra avrebbe tutto da guadagnare da questo primo turno elettorale. Il secondo punto fermo, a giudizio di chi scrive, è che difficilmente queste elezioni faranno tremare il governo di Mario Draghi. Le scosse telluriche ci saranno, ma saranno limitate ai partiti, che avranno l’occasione di piantare qualche bandierina importante per dire al mondo che esistono ancora. andiamo a vedere il gioco più da vicino.

Le piazze più “blindate” sembrano quelle di Trieste (che dovrebbe vedere la conferma del centrodestra) e Bologna (per il centrosinistra). Il sovrappiù per il centrodestra potrebbe arrivare da Torino, dove Paolo Damilano potrebbe centrare il colpaccio della vittoria al primo turno, sull’onda dei disastri di Chiara Appendino, in una città dove l’alleanza Pd-Cinquestelle non è mai decollata. Più complicata la sfida di Napoli, dove invece il matrimonio tra piddini e pentastellati confluisce nel nome di Gaetano Manfredi, con il magistrato Catello Maresca per il centrodestra costretto a rincorrere. Un po’ ciò che dovrà fare a Milano Luca Bernardo per scongiurare un cappotto da parte di Beppe Sala: perdere male Milano sarebbe certamente una sconfitta rumorosa che risuonerebbe fino a Roma. Nella capitale, per l’appunto, la partita è complessa. Difficilmente il primo turno incoronerà un vincitore. Però potrà fornirci il sentiment sulla forza dei candidati. Dalla performance di Enrico Michetti si capirà se la scelta dei leader di centrodestra di puntare su candidati civici sia stata una decisione avventata o meno. Dalla risposta elettorale di Roberto Gualtieri si intuirà se il Partito Democratico, che a Roma città è sempre stato forte, sta perdendo terreno prezioso. A Roma l’ago della bilancia saranno Raggi e Calenda, ma non è affatto detto che i loro voti verranno riversati automaticamente tra le braccia del centrosinistra.

Detto questo, a quale destino vanno incontro i leader?

Enrico Letta si giocherà la faccia in prima persona, visto che corre alle suppletive di Siena. Alle comunali ha più da perdere che da guadagnare, visto che molti sindaci uscenti sono di centrosinistra. Quanto più riuscirà a confermare le sue pedine, tanto più potrà raccontare che la sua linea è vincente. E spendere questo credito nella partita del Quirinale.

Giuseppe Conte è forse colui che attenderà i risultati con le gambe che tremano. Il caos a cinque stelle con buona probabilità porterà a una punizione alle urne. La speranza è che almeno a Napoli si faccia bella figura, per lanciare il messaggio che l’alleanza col Pd è l’unica strada per salvare il salvabile.

Matteo Salvini impugnerà il pallottoliere, comincerà già dal primo turno a contare i voti della Lega e di Fratelli d’Italia. Se sarà ancora davanti, potrà mettere a tacere le voci discordi nel partito, e presentarsi ancora come marchio leader della coalizione. Importante anche verificare la tenuta della Lega a Napoli, per capire se l’avventura al Sud di Salvini può continuare in tranquillità.

Giorgia Meloni si prepara a incassare il premio per la sua coerenza di restare all’opposizione senza se e senza ma. Se già al primo turno si intuisse che Fratelli d’Italia è il primo partito, il fragore sarebbe clamoroso. Occhio però al risultato di Michetti a Roma, candidatura pensata e sponsorizzata in primis da Meloni. Se la scelta si rivelasse un disastro già al primo turno, parte del fango ricadrebbe anche su di lei.

Silvio Berlusconi confida che Forza Italia regga il passaggio elettorale. Sarebbe la testimonianza che il suo ruolo di punto di riferimento moderato del centrodestra è ancora avvertito solidamente dagli elettori. E questo gli tornerebbe utile anche nei prossimi mesi, quando il poker del Quirinale entrerà nel vivo.

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