giovedì, 26 Dicembre 2024
Le malattie croniche in Italia costano 65 miliardi l’anno
Le malattie croniche in Italia colpiscono 24 milioni di persone e sono responsabili dell’85% dei decessi complessivi, con una spesa sanitaria associata alla loro gestione che supera i 65 miliardi di euro all’anno. Uno scenario che evidenzia la necessità di interventi mirati in materia di prevenzione, percorsi di presa in carico e accesso all’innovazione anche al fine di garantire la sostenibilità del Ssn. Se ne è parlato in occasione della presentazione del progetto di The European House – Ambrosetti, con il contributo non condizionante di AstraZeneca ‘Verso un nuovo paradigma per la gestione della spesa per la cronicità – Un focus sulla spesa relativa al paziente con patologia cardio-nefro-metabolica’, per ripensare le cronicità, anche alla luce degli sviluppi della classe degli Slgt2i che ha cambiato il paradigma di trattamento in ambito diabetologico, cardiologico e nefrologico.
Per quanto riguarda il diabete mellito di tipo 2, per esempio, una condizione che interessa 3,7 milioni di individui, gli Sglt2i hanno evidenziato di poter ridurre il tasso di ospedalizzazione, con una riduzione associata dei costi evitati per il sistema sanitario pari a oltre 11 milioni di euro e una potenziale riduzione dei costi indiretti. Nel caso della malattia renale cronica, che riguarda il 7% della popolazione italiana con una spesa associata che nel 2021 ha raggiunto i 4 miliardi di euro, l’utilizzo degli Sglt2i ha dimostrato di rallentare la progressione della malattia.
Anche per il trattamento dello scompenso cardiaco, l’utilizzo di questa classe di farmaci ha migliorato gli esiti clinici, offrendo una gestione più efficace della condizione. Un avvio tempestivo del trattamento, con un ruolo chiave della diagnosi precoce, come nel caso dello scompenso cardiaco, rimane comunque cruciale. Utile all’individuazione della malattia è il test di laboratorio Ntprobnp, un biomarcatore rilasciato dal cuore in risposta a diversi tipi di stress, come la dilatazione e la disfunzione cardiaca.
“Lo scompenso cardiaco deve essere diagnosticato il più precocemente possibile – spiega Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società italiana di cardiologia -. Il progetto in Campania si propone di verificare se, attuando lo screening nelle farmacie che possono effettuare dal prelievo digitale il dosaggio dei peptidi natriuretici, si ottiene una facilitazione del percorso diagnostico, che resta verificato dallo specialista”.
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