Le nomine di Giorgia Meloni con sguardo sul Pnrr

Pnrr e nomine, due partite che sembrano distinte ma che in realtà sono legate a doppio filo tra di loro. Una settimana dunque, quella che sta iniziando a vivere il governo Meloni, molto importante sia lato nomine ma anche per il futuro del Pnrr. Entro il 13 devono infatti essere presentati i nomi dei nuovi vertici delle “big 5”: Enel, Eni, Poste, Leonardo e Terna. E sembra, sempre più, che la Premier, Giorgia Meloni, sia intenzionata a fare da sè privilegiando maggiormente gli obiettivi da raggiungere (specialmente lato Pnrr), piuttosto che concedere contentini agli alleati di governo. Aspetto, quest’ultimo, che sicuramente non sarà dimenticato ma che giocherà un ruolo meno incisivo nelle scelte finali. D’altra parte fin dall’inizio la Premier aveva detto ai suoi alleati che avrebbe voluto avere l’ultima parola sulle nomine. I punti fermi al momento sono ben pochi, a parte la conferma di Claudio Descalzi alla guida dell’Eni e molto probabilmente anche quella di Matteo Del Fante ai vertici di Poste. Le caselle più incerte sono invece quelle di Enel e Leonardo. Per quanto riguarda Terna ci sarebbe la volontà di voler mettere, per la prima volta, una donna alla guida della società. Il nome che circola è Giuseppina di Foggia, vicepresidente di Nokia, ma il tutto è ancora da confermare. Nodi che dunque verranno sciolti entro la fine di questa settimana, visto la scadenza del 13 aprile.

La partita delle nomine è però strettamente connessa anche al Pnrr e agli ostacoli che il governo sta riscontrando nel centrare tutte le missioni prefissate per quest’anno. Difficoltà, sicuramente ereditate dai predecessori, ma che adesso devono trovare una soluzione per non perdere gli ulteriori fondi dall’Ue. Un punto critico, evidenziato anche nella recente relazione della Corte dei Conti, è la mancanza di personale qualificato all’interno della Pa. Aspetto fondamentale dato che l’attuazione dei progetti del Piano passano attraverso le pubbliche amministrazioni locali e centrali. Il non avere personale adatto, laureati in discipline tecniche e Stem, sta dunque causando enormi difficoltà nella realizzazione dei progetti presenti all’interno del Pnrr e di conseguenza sta minando anche la capacità del governo di rispettare quanto pattuito con l’Ue. Criticità evidenziate anche gli anni passati a cui si è cercato di rimediare dando la possibilità di assumere professionisti, a tempo determinato, alla Pa. Opzione che non rappresenta però la soluzione, anche perchè viste le condizioni offerte, il lavoratore qualificato richiesto preferisce quasi sempre il settore privato a quello pubblico. La volontà della Premier, di voler mettere l’ultima parola sulle nomine delle prime 5 aziende partecipate di Stato, deve dunque essere letta alla luce del quadro Pnrr e della sua relativa attuazione. Come scritto dalla Stampa queste società hanno infatti uomini e competenze in abbondanza per riuscire a portare a termine alcune precise missioni del Piano nazionale di ripresa e resilienza, senza dimenticare la loro influenza a livello nazionale ma anche internazionale. Riuscire ad avere quindi gli uomini e le donne, che la Premier vuole, alla guida di queste società non sarebbe un colpo da poco: “La Presidente del Consiglio – scrive la Stampa – potrebbe infatti immaginare questo patto con le aziende pubbliche come un suo bel Cdm privato molto stretto e molto competente”, per portare avanti i vari progetti legati al Pnrr bypassando in questo modo gli ostacoli legati alla realizzazione da parte della Pa. Ipotesi, tra l’altro, già sottolineata anche dal sindacato di Milano, Giuseppe Sala, che in un’intervista dichiarò che alla fine il Pnrr sarebbe stato fatto dalle grandi società come Enel, Eni e Leonardo.

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