Le pagelle della settimana del Quirinale. Pochi promossi, molto bocciati

La lunga settimana del Quirinale si chiude con il mandato bis per Sergio Mattarella, scelta che nessuno 7 giorni fa si sarebbe immaginato. È il segno del fallimento della politica, dove davvero in pochi si possono dire vincitori.

MATTARELLA 8 – Sempre caro ci fu ques’t’ ermo Colle. Disfa gli scatoloni e ci toglie dall’impasse. Comunque la si pensi, va ringraziato.

SALVINI 4,5 – Ha cercato fin dall’inizio di giocare la parte del kingmaker: non gli è riuscita. Il suo tentativo di rinsaldare il centrodestra intorno a un nome si è scontrato con la realtà dei fatti. Ha provato l’asse con Conte per il blitz sulla Belloni e ancor prima su Frattini: respinto dalle barricate della sinistra. Se non è il Papeete bis, poco ci manca. Dovrà decidere da che parte stare, se con la destra meloniana o i centristi.

CONTE 4 – Se Salvini ha almeno provato a fare dei nomi, lui neanche quello. E’ un condottiero senza truppe, ha ceduto la leadership di fatto a Di Maio. Voleva una donna al Quirinale, e ora cerca, inutilmente, di intestarsi il Mattarella Bis.

DI MAIO 5,5 – Ha ridotto i danni. Si è inabissato per tutto il tempo come un Palombaro di Castellammare. Persegue la sua linea istituzionale tenendo i contatti con Draghi e Giorgetti. Voleva il premier al Quirinale. Per lui Mattarella Bis è una mezza sconfitta. Ma meglio una mezza sconfitta, di una tutta intera.

LETTA 5 – Ha giocato in difesa e di rimessa dall’inizio alla fine, con un partito spaccato a metà tra il nome di Draghi e quello di Casini. Si arreso a Mattarella per salvare la faccia, e il Pd. Ma la resa dei conti è solo rimandata.

RENZI 5,5 – Quasi strappa la sufficienza, lui che puntava su Casini e non c’è riuscito per un soffio. Si conferma stratega senza scrupoli, pronto a fare asse con l’arcinemico Letta quando vede la necessità. Si prepara a guidare, forse, un grande centro con chi ci starà.

BERLUSCONI SV – Segue dalla panchina la partita, il vecchio leone di Arcore. Probabilmente soffrendo per le lacerazioni che attraversano il centrodestra. E’ stato tra i primi a consultarsi con Mattarella per la riconferma.

CASINI 5,5 – Si sentiva già presidente, ma ha saputo prenderla con sportività.

CASELLATI 4 – Si sentiva presidente, e non l’ha presa neanche con sportività.

DRAGHI 5- Poteva e doveva muoversi prima, per avvalorare una sua candidatura. Non l’ha fatto: forse voleva attraversare la palude della politica senza sporcarsi le scarpe. Gli aspetta un anno difficile, con una maggioranza a pezzi.

MELONI 6 – Ha ragione quando dice che, tutto sommato, ha portato avanti la posizione più coerente e identitaria. Si oppone a Mattarella Bis e a qualunque nuovo governo. Lo status quo non la premia: dovrà attendere ancora mesi prima di trasformare i consensi dei sondaggi in seggi. E nel frattempo le faranno la guerra per un nuova legge elettorale.

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