Le poche cose che sappiamo sull’epatite pediatrica acuta

I casi di epatite tra i bambini continuano a destare perplessità tra gli esperti. Il termine “epatite” di per sé indica genericamente un’infiammazione del fegato, sovente provocata da un virus ma alle volte scatenata da un’esposizione o a certi prodotti chimici o all’alcol o alle droghe, e perfino da difetti genetici.

Quando l’infezione è virale, l’epatite può essere di tipo A, B, C, D ed E, più comunemente A, B o C. Ora, il punto è che i casi di epatiti in questione, circa 200 tra Regno Unito, Europa, Usa, Canada, Israele e Giappone, non sono imputabili a nessuno dei virus da A a E né ad alcuna delle cause note. Prima di entrare nel campo delle ipotesi, esaminandone la loro plausibilità, è bene partire dai fatti.

L’allarme è partito da un rapporto di un’agenzia governativa inglese (UK Health Security Agency) che segnalava 111 casi di epatite grave di bambini prevalentemente di età inferiore ai 5 anni. Tutti presentavano sintomi di gastroenterite, cioè di infiammazione al tratto gastrointestinale, associata a una colorazione gialla della pelle (ittero), chiaro segno di malfunzionamento del fegato.

Casi simili venivano poi segnalati in altri Paesi europei, anche se in numero inferiore: 13 in Spagna, 6 in Danimarca, 5 in Irlanda, 4 in Olanda, due in Francia, in Norvegia e in Romania. In Italia sono stati segnalati una ventina di possibili casi, per un aumento delle transaminasi, quindi di una possibile infiammazione al fegato, ma ne sono stati finora accertati quattro, di cui uno solo ha condotto a un trapianto di fegato.

Dei 111 bambini con epatite nel Regno Unito, 53 venivano sottoposti a test per l’adenovirus con il risultato che 40 erano positivi. Indagini successive nei vari Paesi coinvolti mostravano che circa i tre quarti dei casi erano positivi a un adenovirus chiamato F41. Gli adenovirus sono una famiglia di virus a DNA responsabili di circa il 10 per cento dei raffreddori, delle tonsilliti, delle polmoniti e delle faringiti, ma anche di congiuntiviti, gastroenteriti e cistiti emorragiche. L’F41 è uno dei circa 50 tipi di Adenovirus che infettano l’uomo.

Altre informazioni importanti sono arrivate dalla Scozia: su 13 casi, tre erano positivi al Covid, 5 erano negativi e due erano stati positivi al Covid fino a tre mesi prima. Cinque sugli undici bambini testati per il coronavirus erano positivi a questo virus. Infine, quasi tutti i casi conosciuti al mondo di questa misteriosa epatite riguardano bambini che non erano stati vaccinati per il Covid.

Un’ipotesi verosimile è che l’Adenovirus F41 sia responsabile dei casi di epatite acuta tra i bambini. Siccome l’esperienza finora acquisita in medicina suggerisce il contrario, e cioè che questo virus non è mai causa di epatiti, occorre aggiungere almeno un’altra ipotesi ad hoc. Per esempio, potrebbe essere che si tratti di un Adenovirus F41 mutato divenuto più virulento; oppure potrebbe essere che questo virus, in ragione delle diminuzioni dei contatti e dell’uso della mascherina durante l’epidemia di Covid, incontri adesso una popolazione meno immunizzata e capace di rispondere con efficacia. Quest’ultima ipotesi ad hoc si presta a essere strumentalizzata da chi si oppone a misure di restrizione nelle pandemie sebbene, al momento, non abbia dalla sua alcuna conferma scientifica. Da un punto di vista teorico, resta comunque vero che mascherine e distanziamento indeboliscono alla lunga un sistema immunitario rendendolo più prono a infezioni di virus di solito quasi innocui come l’Adenovirus. Basti pensare ai virus respiratori sinciziali emersi improvvisamente l’anno scorso. In sintesi, la correlazione causa-effetto Adenovirus epatiti acute dei bambini non è provata: questi virus sono presenti anche nelle persone sane e se li cerchiamo li troviamo per forza di cose; concludere che sono loro la causa necessita l’introduzione di altre ipotesi ancora da verificare.

C’è poi l’ipotesi che il virus Sars-Cov-2 sia in qualche modo la causa. Una responsabilità diretta è improbabile, ma potrebbe darsi che un’infezione anteriore di Covid possa aggravare l’effetto di un Adenovirus rendendolo meno benigno del solito. D’altronde molti di questi bambini colpiti da epatiti avevano avuto infezioni pregresse da Covid. In sostanza, questa ipotesi suggerisce che il virus Sars-Cov-2 possa produrre effetti a lungo termine (“long-Covid”) di indebolimento del sistema immunitario rendendo l’organismo facile preda di infezioni epatiche. Non si può escludere che questo sia davvero il caso.

Cause esterne come cibi contaminati o agenti chimici sembrano improbabili data la diversità delle zone geografiche in cui i casi si presentano. Infine, è da escludere che il Covid possa esserne responsabile dato che nel Regno Unito non viene somministrato prima dei cinque anni.

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