Letta al bivio: perdere il Quirinale e le politiche 2023 o mollare il M5S

«Temo sia stata una prova generale del quarto scrutinio per il Quirinale». Tra le mille reazioni seguite ieri al voto del Senato che ha affossato, cancellato, il Ddl Zan quella di Pierluigi Bersani è il commento che, senza nascondersi dietro ad un dito, si è avvicinato di più al vero nocciolo della questione.

Perché il voto di ieri è stato molto di più che un conteggio per un disegno di legge; è stata una prova di forza in vista della prossima grande battaglia politica: l’elezione del futuro Presidente della Repubblica.

Ed il voto di ieri ha messo nero su bianco e chiaro a tutti alcune cose. La prima: il Movimento 5 Stelle sarà anche maggioranza relativa in parlamento ma non ha una possibilità che sia una di poter proporre ed avere un suo nome per il dopo Mattarella. L’unica speranza infatti era legarsi anima e corpo all’ala di sinistra del Parlamento, dal Pd a Leu, compresi i senatori a vita e magari qualche renziano. Il progetto però è naufragato come una nave sugli scogli e con una violenza tale na non lasciare scampo a chi ci viaggiava sopra.

Tra questi il segretario del Pd, Enrico Letta che ha osato sfidare in aula Matteo Renzi, uscendo sconfitto per la seconda vola (su due) nei loro faccia a faccia politici. Quindi ora il Nazareno sa che per la partita del Quirinale dovrà quantomeno ascoltare e dialogare con lo stesso leader di Italia Viva (che intanto era in Arabia Saudita forse a tenere una lezione dal titolo: «come gestisco la politica di una nazione con il 3% nei sondaggi»), con Forza Italia, con Calenda e forse anche con la Lega mettendo da parte quello che da mesi viene considerato il principale alleato, i grillini.

Insomma, Letta sa che se vuole contare nella partita del Quirinale deve parlare con i nemici di sempre, altrimenti alla quarta votazione, quando cioè basterà il 50% più un voto e non sarà più richiesto il 66% dei votanti, il risultato rischia di essere quello di ieri con la coalizione che va da Giorgia Meloni a Renzi vincenti (e magari proprio Berlusconi nuovo Presidente della Repubblica).

Insomma, dopo Scalfaro, Napolitano (1 e 2) e Mattarella il Pd si troverebbe ad essere spettatore e non più protagonista. E questo al Nazareno non glielo perdonerebbero. Anche perché il problema poi si ripeterebbe un anno dopo, nel 2023, con le elezioni politiche dove, se Letta vuole avere una possibilità che sia una di superare il centrodestra deve unire all’asse Pd-M5S anche Renzi e Calenda. Oppure cambiare asse.

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