lunedì, 25 Novembre 2024
L’incendio di Torre dei Moro e il boom richieste dei materiali del bonus 110%
Sarà la Magistratura a indagare, e speriamo anche a chiarire, che cosa sia accaduto nel grattacielo “Torre dei Moro” di Milano, un edificio di 16 piani consegnato ai proprietari degli appartamenti nel 2011.
Se sarà dimostrato che l’incendio è partito da un piano alto, allora i tecnici dovranno spiegare come mai le fiamme abbiano percorso in fretta l’intera altezza dell’edificio arrivando fino al primo piano interrato, dove ci sono garage e cantine, e dove la cronaca registra automezzi bruciati.
Di fatto i tanti video realizzati tra le 17.30 di domenica 29 agosto e le 7.30 del mattino successivo mostrano che la torre ha bruciato ininterrottamente, seppure dalla prima serata del 29 agosto i Vigili del Fuoco di Milano e Monza fossero riusciti a domare l’incendio, pur senza poter spegnere ogni singolo focolaio. Alcuni residenti hanno dichiarato ai media che il rivestimento bianco che copriva la facciata fosse stato venduto loro per ignifugo, mentre la velocità con la quale il fuoco ha intaccato l’intero stabile e il colore del fumo che saliva nel cielo di Milano dicono il contrario.
In realtà, e contrariamente a quanto pubblicato su alcuni media, le regole per l’impiego di materiali che non propagano le fiamme esistono eccome (le classi REI, da Resistenza meccanica, Emissioni e Isolamento termico), ma qualsiasi materiale che non propaghi la fiamma al primo contatto per un determinato periodo di tempo (espresso in minuti), non è al tempo stesso scevro dal fondere o dal bruciare, soprattutto quando la temperatura alla quale è investito supera i 400 °C.
Nell’incendio di Milano però si è immediatamente puntato il dito contro il Polistirene presente nelle facciate, tuttavia sarà da dimostrare mediante appositi test (che prevedono inevitabilmente di bruciarne alcuni campioni), se effettivamente quanto c’era sul palazzo aveva le caratteristiche dichiarate nel progetto, se era a norma di legge e se e come sia stato usato come argomento di vendita per chi comprava un appartamento.
E a parte quanto emergerà dall’inchiesta in termini di caratteristiche e responsabilità (il costruttore risponde in solido), oggi preoccupa la scelta dei materiali sui tanti cantieri che sono stati realizzati grazie ai bonus del 110% e del 90% previsti dal Decreto rilancio e che vedono l’installazione sugli edifici di “cappotti termici” e altre soluzioni che favorirebbero il risparmio energetico.
Nella fretta di rientrare nei termini temporali previsti dalla legge per la cessione del credito d’imposta, norma che ha portato all’aumento dei prezzi dei materiali per edilizia (ma anche dei ponteggi e di molte altre cose), per il committente diventa quindi ancora più importante verificare che siano scelti con cura i materiali da usare per l’isolamento termico e acustico, come definito dal Decreto ministeriale Ambiente dell’11 ottobre 2017, che include i requisiti antincendio. Leggendolo insieme al D.m. del 25 gennaio 2019 si apprende infatti che sugli edifici con altezza superiore ai 24 metri devono essere valutati i requisiti di sicurezza antincendio anche delle facciate, secondo quanto previsto dalla Guida tecnica pubblicata nella Circolare dei Vigili del Fuoco n. 5043 del 15 aprile 2013.
Più cantieri attivi, più richiesta di materiali e più rischio che ne vengano installati tipi non idonei, oppure che l’operazione venga fatta in modo errato. Non è infatti soltanto una fiamma libera accostata al materiale il problema, ma nella maggioranza dei casi il non riuscire a limitarne la velocità di propagazione anche attraverso vani tecnici e cavità presenti negli edifici che consentono ai fumi incandescenti di propagarsi e infuocare zone apparentemente distanti dai punti di innesco.
Prima di attribuire colpe e con la totale razionalità che ci è permessa dal fatto che nessuno sia rimasto ferito, a Milano dobbiamo ora chiederci se e quanto abbiamo rischiato ciò che accadde nella Torre Grenfell di Londra nel 2017, dove morì anche una coppia di nostri giovani connazionali. E se quanto in essere e quanto stiamo sottoponendo a lavori di riqualificazione possa costituire un pericolo.