domenica, 24 Novembre 2024
L’Isis uccide il capo di Boko Haram, troppo violento anche per loro
Dopo una decina di morti presunte e altrettante risurrezioni stavolta Abubakar Shekau, leader del gruppo terrorista nigeriano Boko Haram, è morto per davvero lo scorso 20 maggio. Secondo quanto riportato da alcune agenzie stampa della regione il 46enne terrorista nigeriano sarebbe rimasto vittima di una vendetta trasversale interna all’organizzazione terroristica visto che ad ucciderlo sarebbero stati alcuni dissidenti dell’ISWAP (Islamic State West Africa Province) che non riconoscendone più l’autorità ne hanno decretato la fine. Il commando dopo averlo localizzato in una foresta del nord della Nigeria lo avrebbe accerchiato e ucciso anche se le ipotesi sulla sua morte sono diverse; secondo alcuni testimoni Abubakar Shekau si sarebbe sparato alla tempia prima di cadere nelle mani dei suoi nemici mentre secondo un’altra versione si sarebbe fatto esplodere all’interno di una casa portando con sé il terrorista Bako Gorgore, già wali (leader) del governatorato di Timbuktu dell’ISWAP che ha preso d’assalto la roccaforte di Boko Haram.
Le origini di Boko Haram
Il gruppo terroristico venne fondato dal predicatore terrorista Ustaz Mohammed Yusuf (1970 +2009 ) nel lontano 2002 nella città di Maiduguri capitale dello Stato di Borno (uno dei 36 Stati della Nigeria) situata nel nord-est del paese dove con l’accordo dell’ex governatore Ali Modu Sheriff si sarebbe dovuta applicare la la shari’a in tutto lo Stato di Borno. Inizialmente il gruppo aveva adottato il nome di “Gruppo della Gente della Sunna per la propaganda religiosa e il Jihād” poi scelse Boko Haram un nome composto dalla parola in lingua hausa (una delle lingue più parlate in Africa) Boko (“educazione occidentale”), e dalla parola araba Harām, (“vietato”). Grazie al suo carisma Yusuf riuscì ad attirare centinaia di giovani che in poco tempo costituirono quello che è diventato nel tempo il gruppo terrorista più spietato al mondo responsabile di oltre 40.000 morti, centinaia di rapimenti e di almeno 2.3 milioni di sfollati. Yusuf, il fondatore del gruppo, venne arrestato dalle autorità centrali nigeriane nel 2009 e morì secondo la versione ufficiale del Governo nigeriano “durante un tentativo di evasione”. Lo sostituì Abubakar Shekau affettuosamente chiamato imam o leader dai suoi seguaci, nato nel villaggio di Shekau, nello Stato nord-orientale di Yobe, in Nigeria ma c’è chi ritiene che possa essere nato nel 1974 nella Repubblica del Niger. Nel settembre 2010, non appena ottenuta la leadership di Boko Haram attaccò alcune carceri dalle quali uscirono 105 suoi miliziani insieme a oltre 600 altri prigionieri.Terrorista spietato oltre ogni immaginazione Shekau è apparso più volte nei video nei quali rivendicava stragi o rapimenti ridendo e dimenandosi come se fosse sotto l’influsso di droghe. Celebre quello del gennaio del 2012 nel quale nel rivendicare la strage di Kano (180 morti) la città più grande della Nigeria settentrionale affermò: “Mi piace uccidere chiunque mi comanda Dio di uccidere e lo faccio nello stesso il modo in cui mi diverto a uccidere polli e arieti“.
Azioni spettacolari e rapimenti di massa
Abubakar Shekau divenne famoso dopo il clamoroso rapimento della notte tra il 14-15 aprile 2014 di 276 (ma c’è chi parlò di 500) studentesse in maggioranza di religione cattolica della scuola secondaria nella città di Chibok (Stato di Borno) che vennero prelevate con la forza dai loro dormitori. Alla data del 14 aprile 2021 quindi sette anni dopo il rapimento, più 100 ragazze risultano ancora disperse. Ma le ragazze rapite a Chibok nel 2014 sono solo una piccola percentuale del numero totale di persone rapite dai miliziani di Boko Haram. Secondo una stima di Amnesty International risalente al 2015 erano più di 2.000 le donne e le ragazze (spesso minorenni) che uno volta rapite sono diventate schiave sessuali dei terroristi e poi uccise.
Con la leadership di Abubakar Shekau Boko Haram è uscito dai confini nigeriani colpendo anche nel Ciad, in Camerun e nel Niger spesso con attacchi commessi anche da donne e bambini utilizzati come bombe umane, a volte contro la loro volontà oppure indotti a farlo con l’inganno o attraverso la somministrazione di droghe. Più gli attacchi di Boko Haram crescevano di intensità e più la fama di Shekau aumentava al punto che in preda al deliro di onnipotenza iniziò ad attaccare i civili di religione musulmana e le moschee gestite da imam che non si univano a Boko Haram. Così Shekau iniziò a farsi molti nemici anche all’interno dell’Isis a cui aveva giurato fedeltà nel 2015, e divenne una sorta di “apostata” al punto che gli vennero preferiti i suoi rivali dell’ISWAP che nascono proprio da un gruppo di fuoriusciti da Boko Haram.
Il Futuro di Boko Haram appare segnato
Con la morte del leader di Boko Haram l’ISWAP che ha assunto il controllo della foresta di Sambisa (dove è morto Skekau) che si trova nello Stato di Borno, vede la concreta possibilità di stabilirvi la sua nuova sede operativa che oltretutto potrà beneficiare dell’impressionante riserva di armi, esplosivi e munizioni che Shekau continuava ad acquistare con i proventi delle attività illecite del gruppo. E suoi uomini? Secondo alcuni rapporti di intelligence molti di loro già durante l’assedio, erano passati armi e bagagli con l’ISWAP mentre molti altri sarebbero in procinto di farlo anche solo per avere salva la vita.
L’ISWAP fino ad oggi non ha commentato gli ultimi sviluppi se non per confermare la morte di Shekau, forse perché in attesa di definire il proprio assetto interno che vede l’ex portavoce di Boko Haram Abu Mus’ab Habeeb Bin Muhammad Bin Yusuf al-Barnawi come leader assoluto. In ogni caso se la morte di Shakau è una buona notizia, la fusione tra le due forze rivali, Boko Haram e ISWAP, non farà che peggiorare ulteriormente l’insurrezione nel nord-est della Nigeria e nella regione del Lago Ciad. E questa sì che è davvero una pessima notizia.