Lo scenario militare in Ucraina è favorevole alla Russia

Le richieste di Putin alla Nato per raffreddare la crisi Ucraina sono tali da evidenziare tutti i limiti attuali dell’Alleanza atlantica, anche dopo che Joe Biden domenica scorsa ha rassicurato il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyy sul fatto che Washington e i suoi alleati “reagiranno in modo deciso” se la Russia invaderà il territorio filo-occidentale. Per capire questa “butade” e le implicazioni reali sul piano militare bisogna tornare al 15 dicembre, quando Mosca ha reso pubbliche le richieste, una mossa che nel linguaggio diplomatico rappresenta un chiaro segnale del fatto che non potranno essere accolte. I motivi per i quali Putin lo ha fatto è quello di coinvolgere l’opinione pubblica facendoci quindi preoccupare dei rapporti tra Ue e Mosca in chiave energetica ed economica.

Ci sono poi altre ragioni come sconfessare le tesi americane dell’imminente invasione, far dichiarare alle potenze Nato di non voler mandare soldati a combattere in Ucraina – come ha fatto il Regno Unito – e dimostrare che non è la Russia a volersi espandere a ovest bensì la Nato verso est. Di caldo resta quindi soltanto la dichiarazione di Putin nel suo discorso pre-natalizio: “Una ulteriore espansione della Nato verso est è inaccettabile”, accusando l’Occidente di “posizionare i suoi missili alla nostra soglia di casa”, alludendo a quelli presenti in Polonia e Romania. Il motivo della preoccupazione russa riguarda la geografia come l’abitudine di infiltrare militari in casa d’altri: Mosca soffre la presenza di mezzi militari Nato nel Mar Nero e nel Mar Baltico ma anche la presenza di mercenari e consiglieri militari occidentali in Ucraina, quindi teme le basi missilistiche installate in Romania e Polonia perché esse, sebbene siano ufficialmente nate per proteggere la porta est dell’Europa dai missili balistici iraniani, quindi in funzione anti-missile, sono però in grado di lanciare anche ordigni da crociera da una distanza da Mosca inferiore a 600 km. Putin quindi si comporta come farebbero gli americani se Mosca avesse una sua base in Messico o nei Caraibi, come la crisi di Cuba insegna da sessant’anni.

Così le richieste di Mosca che la Nato non potrà accettare prevedono innanzi tutto che l’Alleanza dichiari che l’Ucraina non entrerà nella Nato e di annullare la dislocazione di nuove postazioni missilistiche negli stati dell’Europa centrale e orientale che già ne fanno parte. C’è poi la richiesta di accordo sul divieto reciproco di far arrivare navi da guerra e aerei in aree da cui possano colpire l’uno il territorio dell’altro, insieme con uno stop a qualsiasi esercitazione militare Nato vicina ai confini russi. Putin insomma chiede che i due blocchi non sostengano attività che mettano a rischio la sicurezza dell’altra parte e a non usare i territori di altre nazioni per preparare o effettuare un attacco armato ed anche per organizzare azioni che ledano la sicurezza, rispettando quindi i principi contenuti nella Carta dell’Onu. Washington quindi dovrebbe rinunciare a piazzare basi all’interno dei territori che siano stati parte dell’Urss e che ancora non sono nella Nato.

I circa 90.000 soldati russi al confine ucraino e in Crimea fanno paura, ma è anche vero che un eventuale fronte ucraino non sarebbe rapidamente raggiungibile da ambo gli schieramenti, con la differenza che mentre i russi sono a casa loro, gli alleati dovrebbero fare molta strada con la fanteria oppure organizzare uno sbarco degno del D-day accanto alle coste russe, ed è fantascienza.

Ma soprattutto l’Ucraina non è un membro della Nato, quindi è altamente improbabile che qualcuno invii truppe fin laggiù contro la Russia, e gli ucraini ne sono consapevoli.

La Nato, se costretta da attacchi verso i suoi membri, reagirebbe coinvolgendo Moldavia, Polonia, Ungheria e Slovacchia in una nuova guerra continentale. Assurdo.

Non a caso il capo di Stato maggiore della Difesa inglese, l’ammiraglio Sir Tony Radakin, già un mese fa aveva dichiarato: “L’invasione porterebbe al peggior scenario possibile, il conflitto avrebbe dimensioni che non si vedevano in Europa dalla seconda guerra mondiale, lo schieramento militare russo al confine con l’Ucraina è profondamente preoccupante, ma la possibilità di attacco è congelata anche per ragioni logistiche.” In effetti i satelliti mostrano che alle forze russe presenti al confine ucraino mancano alcuni elementi cruciali come il pieno supporto logistico, le scorte di munizioni, gli ospedali da campo e le banche del sangue. Le aree dell’Ucraina orientale sono infatti state devastate dal conflitto in corso con i separatisti sostenuti da Mosca e sono mancanti dei servizi essenziali. Radakin sostiene quindi che la situazione potrebbe facilmente vedere un “lento aumento della pressione”.

Secondo gli analisti quindi Mosca sta attuando pressione perché conscia che Londra e gli alleati della Nato europei non interverrebbero per non allargare il conflitto. Ma da questa parte dell’Europa si teme che la Russia, oltre a saper reggere molto bene ad anni di sanzioni poste da Ue e Usa, sia oggi una delle poche nazioni nelle quali concetti come patriottismo, interessi nazionali e il sacrificio per la patria hanno ancora valore. Un’invasione russa in Ucraina causerebbe immediatamente la migrazione di centinaia di migliaia di sfollati e rifugiati, con perdite umane altissime in territorio ucraino. La guerra scoppiata nell’est, nel 2014, ha finora provocato 14.000 morti e 1,5 milioni di sfollati. E se Mosca ordinasse azioni ostili preventive nei confronti della Nato comincerebbe con la guerra informatica ed elettronica prima che con gli attacchi materiali. A questo scenario si aggiungerebbero gli effetti della recente crisi che ha coinvolto migliaia di migranti tra Bielorussia e Polonia, nonché il sostegno alla Russia dei separatisti presenti nel Caucaso. Il ministro degli Esteri britannico, la liberal-democratica Liz Truss, ha dichiarato: “La Nato è un’alleanza difensiva, la Russia deve rispettare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina.” Così come la Francia, per bocca dell’omologo Jean-Yves Le Drian, ha ribadito: “Mosca patirebbe conseguenze strategiche pesanti”, mentre il presidente del Consiglio Ue Charles Michel all’inizio di dicembre aveva già ricordato: “Se la Russia viola la sovranità Ucraina pagherà un caro prezzo, ma continuo a credere nel dialogo con Mosca, l’Ucraina è una regione strategicamente molto importante”. Di fatto la sicurezza dell’Europa non è mai stata così a rischio dai tempi della Cortina di ferro, e questo non aiuta certo la ripresa mentre cerchiamo tutti di riprenderci dalla pandemia.

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