lunedì, 25 Novembre 2024
Lo strano affitto dell’albergo nella Basilica di Santa Croce di Gerusalemme a Roma
Da settimane stiamo seguendo la storia dell’albergo che si trova nei locali della Basilica di Santa Croce in Gerusalemme a Roma di proprietà del FEC (Fondo Edifici di Culto) e del Demanio dello Stato. La struttura di 81 stanze è gestita da una società cooperativa, la stessa (guarda caso) che ha anche effettuato i lavori ristrutturazione concordati proprio con il Fec.
La stranezza di trovare un un albergo in un sito archeologico ci ha portati a scrivere al Ministero dell’Interno per avere informazioni circa il canone di locazione. La risposta è questa: il Viminale ci ha fatto sapere che i gestori pagano 27mila e 400 euro l’anno di affitto. Poi nel loro documento ci raccontano dell’utilizzo della sola hall di ingresso dello stabile. Uno spazio di 100 mq.
Quindi le cose possibili sono due: la prima strada è considerare la cifra come canone di affitto annuale per l’intero complesso. Vale la pena a questo punto, ricordare che lo stabile è complessivamente di 1800 mq, con 81 stanze ed alcuni spazi comuni, compresa la hall. Abbiamo quindi chiesto ad immobiliaristi ed architetti che lavorano nella centralissima zona di Roma una opinione sul possibile canone mensile in base alle quotazioni attuali del mercato.
La risposta di tutti è univoca: per un conteggio preciso bisogna valutare le condizioni dello stabile ed altre variabili ma, di sicuro, si può tranquillamente calcolare una cifra vicina ai 15 euro al mq per l’affitto mensile. Il conto quindi è presto fatto: il totale sarebbe quindi di circa 27 mila euro al mese, non all’anno; moltiplicando per 12 mesi si otterrebbe un canone complessivo di 324 mila euro. Capite bene che pagarne solo 27 mila e spicci è un bell’affare. Un risparmio di 300mila euro l’anno: soldoni…
La seconda strada invece ci porta ad un altro dubbio, forse ancora più grave: se l’affitto è davvero riferito alla sola hall quanto pagano per i restanti 1700mq di spazio? Nessuno sa dirci nulla al proposito. Non il Viminale e nemmeno il Demanio, che, anzi. ha altre domande da porre sulla vicenda
Le uniche informazioni certe che abbiamo ottenuto su questo bene pubblico dal Demanio stesso che ne detiene una parte è che la società che gestisce da anni l’albergo non avrebbe la concessione Demaniale; cosa gravissima al punto che la pratica è in mano all’Avvocatura dello Stato. Come è possibile che nel cuore di Roma in un complesso archeologico ci sia un hotel di proprietà dello Stato e nessuna informazione pubblica riguardo la sua gestione che va avanti dal 2001?
Sulla questione è tornata la senatrice Loredana De Petris che, con i senatori Francesco La Forgia e Sandro Ruotolo, aveva presentato un’interrogazione parlamentare il 4 agosto scorso ai Ministri dell’Interno, della Cultura e dell’Economia e delle Finanze.
«La risposta del Ministero dell’Interno è assolutamente insoddisfacente e soprattutto non credibile. È come se il gestore stesse pagando solo l’uso della hall, senza versare un’euro per tutto il resto. Quindi per il resto sono occupanti abusivi? Io insisterò nel presentare una nuova interrogazione».
Come abbiamo già detto l’albergo insieme a centinaia di fondi rurali, chiese, caserme e appartamenti appartiene in parte al Fondo Edifici di Culto, a cui abbiamo scritto dall’8 luglio scorso diverse mail richiedendo il bilancio ufficiale del 2020 o almeno degli anni precedenti per capire come vengono spesi i 27 milioni di euro che lo Stato versa da un paio d’anni a questa parte al fondo stesso