venerdì, 15 Novembre 2024
Lo strappo di Di Maio segna la fine del Movimento 5 Stelle
«Oggi uno non vale uno. Oggi è il momento di una scelta sofferta. Ringrazio il M5S per tutto quello che abbiamo fatto insieme ma lascio il Movimento che da domani non sarà più la prima forza politica del Parlamento…»
Sono le 21.46. Con voce ferma, senza lacrime e tentennamenti, definendosi senza vergogna «draghiano» Luigi Di Maio annuncia l’addio al M5S. Quello che per i pentastellati doveva essere il giorno della riscossa, del ritorno al coraggio, alle origini, è stato il giorno della scissione. Il Movimento 5 Stelle di fatto, da oggi, non esiste più. Certo, sarebbe facile dire che vista la perdita, anzi, l’emorragia continua di parlamentari in questi 4 anni di legislatura (66 deputati e 36 senatori) quello che restava dei grillini già oggi era un plotone stanco ed impoverito. Ma l’addio di Luigi Di Maio che con con una 60ina di suoi uomini ha raccolto le firme per la nascita di un nuovo gruppo parlamentare denominato «Insieme per il futuro» (che verrà annunciato domani, al via libera manca solo un contrassegno come prevede l’iter burocratico) è la pietra tombale sui grillini e forse sul grillismo.
E così il guanto di sfida che Conte, capo politico del Movimento, aveva lanciato al suo ministro ed al Governo Draghi si è trasformato nel più classico dei boomerang che ha colpito il partito stesso, affondandolo. La cosa infatti ancor più divertente, e che da sola mostra la debolezza e lo stato di confusione dei grillini, è il fatto che alla fine hanno votato con e non contro il Governo, appoggiandone la risoluzione. Sulle forniture di armi, il punto cruciale della questione, hanno ottenuto dal premier l’impegno al coinvolgimento del Parlamento prima di future decisioni. Tanto (o poco) è bastato per incassare il si unanime.
C’è poi un’altra bastonata che arriva dritta dritta sulla schiena dei pentastellati. Perso Di Maio di fatto perdono il ministero di maggior peso a loro assegnato nell’esecutivo. Draghi ha già fatto sapere che non ha intenzione di cambiare il reggente della Farnesina ed è impossibile per Conte reclamare o sostituire Di Maio con un 5 stelle di sua fiducia. Una poltronissima in meno, quindi con un’unica via d’uscita: il passaggio all’opposizione, smentito anche in serata.
“Il governo italiano – ha detto Draghi nel primo pomeriggio al Senato nel suo attesissimo intervento – insieme ai partner Ue e G7 intende continuare a sostenere l’Ucraina come questo Parlamento ci ha detto di fare” – “Le sanzioni funzionano” – “I nostri canali di dialogo restano aperti, non smetteremo di sostenere la diplomazia e cercare la pace, nei termini che sceglierà l’Ucraina”. “Ricercare la pace, superare la crisi: questo è il mandato ricevuto dal Parlamento, da voi. Questa è la guida della nostra azione”. “Ringrazio” il Senato “per il sostegno unitario – ha concluso Draghi – l’unità è essenziale”.
Insomma, il succo di questo terzo governo della legislatura non cambia: molti si lamentano, alzano i toni, minacciano rotture e polso fermo ma poi alla conta, al voto in aula torna tutto come prima, il sereno invece della tempesta.Ma questa volta la presunta bufera, che non c’è stata, un danno lo ha provocato. C’era una volta il partito del Vaffa, quello che «ha abolito la povertà…», che gridava «onestà, onestà». Oggi resta un gruppo di persone alla ricerca disperata di un oggi politico più o meno chiaro nella speranza di avere, domani, una seconda legislatura con cui tirare a campare.
Ps. Questi i nomi di alcuni di coloro che dovrebbero seguire nel nuovo gruppo il Ministro degli Esteri: Camera Gianluca Vacca, Sergio Battelli, Alberto Manca, Caterina Licatini, Luigi Iovino, Andrea Caso, Davide Serritella, Daniele Del Grosso, Paola Deiana, Filippo Gallinella, Elisabetta Barbuto, Iolanda Di Stasio, Sabrina De Carlo, Luigi Gallo, Alessandro Amitrano, Elisa Tripodi, Laura Castelli, Tiziana Ciprini, Manlio Di Stefano, Nicola Grimaldi, Dalila Nesci, Simone Valente, Andrea Giarrizzo.
Senato: Emiliano Fenu, Fabrizio Trentacoste, Antonella Campagna, Vincenzo Presutto, Primo Di Nicola, Simona Nocerino, Francesco Castiello, Gianmarco Corbetta, Cinzia Leone, Pietro Lorefice, Vincenzo Santangelo, Sergio Vaccaro, Daniela Donno