venerdì, 22 Novembre 2024
Lotta al bullismo, Mabasta incontra ‘Andrea Spezzacatena’
È stata una proiezione davvero
speciale quella del film “Il ragazzo dai pantaloni rosa”
avvenuta sabato scorso al teatro Italia di Gallipoli (Lecce),
speciale perché era presente il protagonista della storia,
Samuele Carrino, il giovane attore che ha interpretato il
personaggio di ‘Andrea Spezzacatena’, che ha avuto anche un
confronto con tre componenti del team del movimento antibullismo
Mabasta (Luigi Carratta, Diego Cellamare e Francesco Pio Manca).
Sono stati questi ultimi, subito prima della proiezione
serale, a presentare al pubblico in sala la mission del loro
movimento giovanile contro ogni forma di bullismo, cyberbullismo
e bodyshaming. Successivamente è salito sul palco Samuele
Carrino: nel film interpreta il ragazzo 15enne che si è tolto la
vita a causa di azioni di bullismo e cyberbullismo da parte di
alcuni compagni di scuola.
I ragazzi del Movimento Mabasta da 8 anni si recano nelle
classi in tutta Italia a rendere gli studenti stessi, attraverso
l’applicazione del Modello Mabasta, protagonsti attivi nella
prevenzione e contrasto ad ogni forma di bullismo, cyberbullismo
e bodyshaming.
Samuele Carrino ha risposto alle domande del pubblico e ha
ritirato la targa a suo nome. “Ricordiamo che Andrea
Spezzacatena – sottolinea il movimento Mabasta – era un ragazzo
come tanti, frequentava il secondo anno del liceo scientifico e
aveva compiuto 15 anni sei giorni prima di morire. Un caso di
cyberbullismo finito in tragedia. Su Facebook i bulli avevano
creato una pagina che lo chiamava ‘il ragazzo dai pantaloni
rosa’, perché Andrea indossava dei pantaloni che erano stati
schiariti per sbaglio dalla madre (nel film è Claudia
Pandolfi)”. Eppure, aggiungono, “a lui piacevano lo stesso, gli
piaceva essere eccentrico, mettersi lo smalto alle unghie”.
Il ragazzo dai pantaloni rosa “è una storia tremendamente
simile – conclude il movimento antibullismo – alle tante che
continuiamo a sentire ancora oggi. Il bullismo o il
cyberbullismo è un problema che riguarda tutti, non smette di
riguardarci anche quando si finisce di andare a scuola”.
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