L’Ue avverte Musk, ‘ha scelto lo scontro, è un errore’

(di Mattia Bernardo Bagnoli) (ANSA) – ROMA, 06 GIU – BRUXELLES – Twitter ha scelto “lo
scontro” con l’Unione Europea – in particolar modo con il suo
braccio esecutivo, la Commissione – e ora rischia di pagarne le
conseguenze. Il messaggio non è rassicurante e viene dalla
vicepresidente responsabile per i Valori e la Trasparenza, Věra
Jourová, al termine dell’incontro con i firmatari del Codice
anti-disinformazione, che comprende 44 tra i maggiori colossi
del web tra cui Facebook, Google e TikTok, ma non l’uccellino
targato Elon Musk, che ha abbandonato la piattaforma a fine
maggio.
    “Riteniamo che abbia commesso un errore, ha raccolto su di sé
molta attenzione e ora vi sarà un attento e vigoroso scrutinio
del rispetto da parte sua delle norme europee”, ha precisato
Jourová in un incontro con la stampa in cui ha fatto il punto
delle conversazioni in corso con gli attori principali del
settore in vista della piena attuazione del Digital Services Act
(Dsa). “Se Twitter vuole operare e fare soldi nel mercato
europeo deve rispettare le nostre regole e prendere le misure
appropriate”, ha aggiunto. E questo vuol dire fare di più contro
la disinformazione, specie ora che l’Europa “sta sostenendo la
lotta dell’Ucraina” e il fianco orientale “è costantemente sotto
attacco” dei troll del Cremlino. Peraltro non è che Twitter
stia andando alla grande neppure nella liberale America, dove “sono in vigore le leggi della California”, per citare sempre
Jourová. I ricavi pubblicitari negli Stati Uniti nel periodo che
va dal primo aprile alla prima settimana di maggio sono stati di
88 milioni di dollari, in calo del 59% rispetto allo stesso
periodo dell’anno scorso. Una performance – nota il New York
Times citando alcuni documenti – che non è destinata a
migliorare a breve. Il personale addetto alla pubblicità è
infatti preoccupato dalla possibilità che l’aumentare dei
discorsi di odio e della pornografia sul social pesi sulle
strategie d’investimento degli inserzionisti. Insomma, la
ricetta europea farebbe bene anche dal punto di vista degli
affari, al di là delle regolamentazioni bacchettone (stando agli
standard del patron di Tesla). Il vero nodo, per l’Ue, è
stabilire un dialogo proficuo con tutti gli stakeholder per
affrontare le sfide del presente – la Russia, che vuole
indebolire le democrazie e compromettere i processi elettorali –
ma anche del futuro. E qui l’accento è sull’intelligenza
artificiale.
    Il Codice (che ha una natura volontaria) non la contempla e
così ha chiesto di aprire una sezione dedicata. Le potenzialità
della tecnologia sono immense ma anche potenzialmente negative
sul fronte della diffusione di contenuti “maligni e nocivi”.
    L’Ue vorrebbe vedere allora “un’etichettatura” che marchi
chiaramente “testi, foto e video” prodotti dall’AI in modo che
l’utente, “distratto” da i casi suoi, sappia che sta interagendo
con un robot. “La libertà di parola non si applica alle
macchine”, sentenzia la vicepresidente. Con un’aforisma che pare
tratto dalle leggi di Asimov. (ANSA).
   

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