venerdì, 24 Gennaio 2025
L’Unione Europea vorrebbe limitare la presenza di film e serie UK in streaming
L’Unione Europea potrebbe presto legiferare contro quello che viene percepito come lo strapotere delle produzioni cinematografiche e televisive britanniche in Europa, in particolare nel Video On Demand. In base alla Direttiva europea sui servizi di media audiovisivi (AVMS), nella televisione tradizionale si deve riservare la maggior parte del tempo alla messa in onda di produzioni europee. Nel VOD, e quindi anche su piattaforme come Netflix e Amazon Prime Video, si parla del 30% dei contenuti. Alcuni stati si sono spinti anche oltre: in Francia, ad esempio, è richiesta una quota del 60% ed è previsto che il 15% del fatturato delle piattaforme sia investito in produzioni europee.
Il punto della questione, dunque, è quello di smettere di considerare i programmi britannici produzioni europee. Stando ad alcuni documenti ottenuti da The Guardian, la questione starebbe venendo considerata dall’Unione Europea e la Commissione Europea sarebbe stata incaricata di effettuare uno studio sul rischio che la “diversità culturale” europea venga fortemente ridotta dalla quantità “sproporzionata”di prodotti britannici nei palinsesti e sulle piattaforme streaming. Parliamo di serie estremamente popolari come The Crown, Downton Abbey, Bridgerton, Peaky Blinders e Black Mirror.
Tra gli scopi della direttiva AVMS c’è proprio quello di promuovere questa diversità culturale. Nel documento ottenuto dal Guardian si legge:
L’ampia disponibilità di contenuti UK nei servizi di video on demand, così come i privilegi garantiti dalla qualifica di prodotti europei, può risultare in una presenza sproporzionata di contenuti UK nella quota video on demand europea e ostacolare una maggiore varietà di prodotti europei (inclusi quelli di paesi più piccoli o in lingue meno parlate).
L’obbiettivo è dunque chiaro. Ma perché, anche dopo la Brexit, i contenuti prodotti nel Regno Unito ancora si configurano come europei? La risposta sta nella Convenzione europea sulla televisione transfrontaliera, che li definisce come tali. La Convenzione è stata redatta dal Consiglio d’Europa di cui il Regno Unito fa tuttora parte.
Un duro colpo
Per il settore cinematografico e televisivo britannico, una risoluzione di questo tipo sarebbe un durissimo colpo. Le produzioni britanniche sono ampiamente finanziate con le vendite dei diritti internazionali di serie e film, che ogni anno portano al settore 1,4 miliardi di sterline. Dal solo mercato europeo, l’industria televisiva britannica ha intascato 490 milioni di sterline nel 2019-20. Si tratta del secondo più grande mercato per i prodotti britannici dopo gli Stati Uniti.
Adam Minns, direttore esecutivo della Commercial Broadcasters Association (COBA), ha dichiarato:
Vendere i diritti di proprietà intellettuale internazionali dei programmi britannici è diventato una parte cruciale del finanziamento delle produzioni di alcuni generi, come le serie TV. Perdere l’accesso a una parte sostanziale di mercati dell’Unione Europea sarebbe un serio colpo per il settore televisivo britannico, attraverso tutta la filiera, dai produttori alle emittenti e ai creativi.
L’iniziativa potrebbe concretizzarsi tra qualche mese, a gennaio, quando la Francia assumerà la presidenza dell’unione. Spagna, Grecia, Austria e anche l’Italia sarebbero tra i sostenitori di questo piano. Inoltre, la direttiva AVMS dovrebbe essere revisionata fra tre anni, consentendo agli eventuali cambiamenti di entrare in vigore.