giovedì, 20 Febbraio 2025
Mahmood, raccontarmi è stato terapeutico
(ANSA) – ROMA, 14 OTT – Non sono mai stato tanto bravo a
parlare di me, forse anche per questo ho iniziato a scrivere
canzoni”. E’ una delle prime riflessioni che sentiamo dal
cantautore vincitore di due Sanremo (nel 2019 con ‘Soldi’, e, in
coppia con Blanco, nel 2022 con Brividi) in ‘Mahmood’, il
docufilm/ritratto di Giorgio Testi, che debutta alla Festa del
Cinema di Roma in Alice nella città per poi arrivare in sala in
un’uscita evento dal 17 al 19 ottobre con Nexo e dal 15
novembre su Prime video.
Un viaggio che sul filo conduttore del tour italiano ed
europeo di Mahmood, dal Bataclan di Parigi allo O2 Shepherd’s
Bush Empire di Londra o la Sala but di Madrid, passando per
l’Alcatraz a Milano o l’Eurovision, lancia sguardi, utilizzando
anche l’animazione 2d, filmini di famiglia, interventi di amici,
famigliari e colleghi, da Carmen Consoli a Blanco e Dardust,
sul percorso umano, personale (senza toccare però la sfera
sentimentale), e artistico di Alessandro Mahmoud, classe 1992.
In particolare ci si sofferma sull’importanza della figura della
madre Anna, sarda di Orosei, punto fermo nella sua vita (“si
mostrava sempre come un bambino felice, ho scoperto poi che
esprimeva il suo malessere nelle canzoni” spiega); il complicato
rapporto con il padre egiziano Ahmed, le fragilità, le delusioni
professionali (come l’eliminazione a X factor nel 2012), momenti
difficili, anche recenti, come la sua casa andata distrutta
nell’incendio della Torre dei Moro a Milano nel 2021; la
capacitò di cogliere nuove occasioni e il rapporto con il
successo, “che non l’ha cambiato – dice una sua amica – anzi,
l’ha reso più empatico”.
Quando decidi “di fare un docufilm sulla tua vita e sul tuo
percorso devi essere sincero e raccontare anche cose un po’ più
scomode, come ho fatto rispetto al rapporto con mio padre –
spiega Mahmood in conferenza stampa -. Si è rivelato un viaggio molto utile anche per me. Io a volte per non pensare ai miei
problemi cerco di offuscare i ricordi del passato. Il
documentario in questo senso è stato terapeutico, mi ha aiutato
a mettere dei puntini su certi momenti… certo ora li conoscono
pure gli altri” commenta sorridendo. (ANSA).