Malattie respiratorie, pazienti oncoematologici più a rischio

Tra le persone affette da malattie
oncoematologiche (mielomi, linfomi, leucemie croniche) colpite
da infezioni respiratorie virali (Carv) nella stagione
autunno-inverno 2023/2024, il 60% è stato ricoverato, il 13,5%
in terapia intensiva, mentre il tasso di mortalità complessiva è
stato del 10,6%. I dati sul maggiore rischio per questi pazienti
fragili emergono da un nuovo studio su 1312 soggetti europei
pubblicato su American Journal of Hematology e condotto da Livio
Pagano, direttore Ematologia geriatrica ed emopatie rare
Fondazione Gemelli e associato di Ematologia alla Cattolica: “Oltre 600 i casi di Covid raccolti, seguiti da influenza, Rsv e
altre forme virali. Il tasso di mortalità è però maggiore per
l’influenza e le sindromi para-influenzali, forse perché per il
Covid oggi c’è maggior attenzione, diagnosi rapida e farmaci
efficaci, oltre all”immunità di gregge”, spiega Pagano. “Per
l’influenza non è così. Il 95% dei pazienti ricoverati per
infezioni virali non risultava vaccinato contro influenza o
Covid, mentre questo avrebbe potuto proteggerli da un’infezione
potenzialmente fatale”.
    Nello specifico, il tasso di mortalità è stato del 21,3% per i
virus parainfuenzali, dell’8,8% per l’influenza, del 7,1% per il
metapneumovirus, 5,9% per l’Rsv, del 5% per il Covid. Più a
rischio i fumatori, quelli con grave riduzione dei linfociti,
con infezioni batteriche secondarie e quelli ricoverati in
terapia intensiva. “Lo studio dimostra la gravità del rischio
che le Carv comportano per i pazienti con malattie
onco-ematologiche, soprattutto per quelli in corso di
trattamento. Gli alti tassi di ricovero e mortalità evidenziano
la necessità di una miglior prevenzione (vaccini), diagnosi
precoce e terapie a target”, continua Pagano. “Vaccinarsi contro
queste malattie è la soluzione migliore per pazienti, caregiver
e familiari. Queste infezioni, oltre a mettere a rischio la loro
vita, compromettono la continuità terapeutica, portando ad un
ritardo nelle cure ed esponendoli al rischio di infezioni
batteriche e fungine secondarie”.
   

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