Marcello Mastroianni, il divo gentile raccontato attraverso le scene iconiche dei suoi film

Un talento attoriale straordinario, un’eleganza innata e un nuovo modo di essere divo: Marcello Mastroianni incarnava tutto questo.

Nato a Fontana Liri, in provincia di Frosinone nel 1924, fin da giovane si avvicinò al mondo del cinema, partecipando a qualche comparsata a Cinecittà. A vent’anni, nel 1945, iniziò a studiare recitazione e debuttò nel cinema nel 1948 con I miserabili di Riccardo Freda. Contemporaneamente, fece i suoi primi passi nel teatro, debuttando con il grande Luchino Visconti in Rosalinda o come vi piace di Shakespeare nel 1948 e in Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams nel 1949. Recitò una serie di ruoli nelle commedie di Luciano Emmer: Domenica d’agosto (1950), Parigi è sempre Parigi (1951) e Le ragazze di Piazza di Spagna (1952). I suoi primi ruoli drammatici arrivarono con Febbre di vivere di Claudio Gora (1953), Cronache di poveri amanti di Carlo Lizzani (1954), Peccato che sia una canaglia di Alessandro Blasetti (1954) e Le notti bianche (1957), dove ritrovò Visconti. Dopo I soliti ignoti di Mario Monicelli (1958) e Adua e le compagne di Antonio Pietrangeli (1960), la sua carriera subì una svolta decisiva grazie all’incontro con Federico Fellini, che lo considerava un suo alter ego. I primi due film girati insieme, La dolce vita (1960) e 8 e mezzo (1963), catapultarono Mastroianni nell’olimpo del cinema, rendendolo una star internazionale. La dolce vita fece presto il giro del mondo e Marcello Mastroianni diventò, suo malgrado, un divo internazionale. Tuttavia, il peso della fama e del titolo di latin lover pesava su di lui, che invece era un uomo timido e riservato. Non a caso, Mastroianni rappresentò nel cinema una nuova figura di divo: seduttivo, ma anche insicuro e fragile. La sua signorilità, unita a una feroce autoironia e a una profonda consapevolezza dei propri limiti, lo rese unico nel panorama attoriale.

La sua vita è raccontata nella biografia “Marcello Mastroianni. Il divo gentile”, scritta da Barbara Rossi in occasione del centenario della sua nascita. Nel libro vengono ripercorse l’esistenza e la carriera artistica di Marcello Mastroianni con lo sguardo attento del critico ma anche con l’amorevole attenzione di chi vive un meraviglioso viaggio fra tempi, stagioni cinematografiche, affetti e amori diversi ma pur sempre esaltanti. Il volume, edito da Gremese, celebra quindi la carriera di un’icona del cinema italiano che ha spaziato dalla commedia al dramma, dal thriller al film storico, lasciando un’impronta indelebile nel cuore degli spettatori. La sua abilità di “giocare” con la recitazione, come amava definirla, lo ha reso uno degli attori più amati e rispettati, capace di affascinare attraverso sfumature riservate solo ai grandi interpreti.

Cinque scene iconiche e film memorabili di Marcello Mastroianni

LA DOLCE VITA (1960)

la dolce vita (Ansa)

Marcello, come here. Hurry up!

Cinque parole in inglese che tutti riconoscono. Le ascoltiamo e nel giro di pochi secondi nella nostra mente si materializza l’immagine di Anita Ekberg che fa il bagno nella fontana di Trevi.
È impossibile parlare di Mastroianni senza citare il suo film più noto, se non il film più noto della cinematografia italiana, in grado nel 1960 di rendere un regista, Federico Fellini, una superstar, di creare vocaboli ormai di uso comune in Italia e all’estero (“paparazzo” nasce qui, così come la stessa espressione del titolo), di scandalizzare mezza Italia… Se però La dolce vita è in realtà un’amara accusa verso la decadenza morale di una Roma senza più valori, persa dietro a starlette e festini, è anche impossibile non ricordarla per questa scena con protagonisti Anita Ekberg e Mastroianni, diventata col tempo l’emblema stesso del cinema italiano. La sequenza della Fontana di Trevi ne La dolce vita, così iconica ed eterna, è in grado di essere riconosciuta anche da chi non è un cinefilo. Non ha soltanto contribuito a sostenere in tutto il mondo l’immagine di una Roma magica, ma ha anche rafforzato la magia della settima arte.

Amata, imitata e riproposta in altri film realizzati in tutto il mondo: è così che, mentre Bill Murray e Scarlett Johansson s’innamorano a Tokyo in Lost in Translation, in una scena li ritroviamo in albergo mentre guardano proprio Anita Ekberg in acqua. Lo stesso Fellini, 37 anni dopo aver girato quella scena, la ripropose in Intervista, dove veniva proiettata nel salotto di casa della Ekberg e introdotta dallo stesso Mastroianni. Ettore Scola ha perfino ricreato l’intero set, mostrando la lavorazione di quella scena in una magnifica sequenza di C’eravamo tanto amati: in quel film è Nino Manfredi a ritrovarsi nel bel mezzo della produzione con Fellini e Mastroianni pronti a girare alla Fontana di Trevi. Era il 1974.

8 e ½ (1963)

8 e \u00bd (1963)

Il legame tra Federico Fellini e Marcello Mastroianni,
iniziato con La dolce vita, ha attraversato l’intera carriera di
questi due colossi del cinema, arricchendosi di momenti di profonda complicità
in opere come La città delle donne, Intervista e
Ginger e Fred. Tuttavia, se c’è un film che ha evidenziato
l’identificazione quasi totale di Mastroianni come alter ego del regista
riminese, è senza dubbio 8 e ½. Quest’opera, carica di ispirazione autobiografica, esplora l’incapacità di realizzare un film attraverso le esperienze di Guido Anselmi, un regista precipitato in una profonda crisi creativa. Mastroianni interpreta un protagonista travolto da visioni, sogni e ricordi, che riflettono la vita e le inquietudini di Fellini stesso. Guido è alla ricerca di un confronto con le persone che lo circondano e con i fantasmi di un passato mai superato, in particolare nel suo rapporto con i genitori. La scena finale a tempo di musica è ancora oggi considerata una delle vette di poesia e gioia di vivere del cinema italiano. In un carosello circense perfettamente felliniano, sfilano tutti i personaggi del film che hanno popolato la vita di Guido, inclusi quelli della sua infanzia, pronti a entrare nella sua nuova e incompiuta pellicola. Alla fine, Guido si abbandona alla “processione” dei suoi eccentrici personaggi. Decide di non rimanere più un osservatore distaccato, ma di partecipare attivamente alla sua storia. La sua vita diventa un film, e ciò che Guido desidera realizzare è proprio il racconto della sua esistenza.

IERI, OGGI E DOMANI (1963)

Vittorio De Sica, dopo essersi lasciato alle spalle i drammi
neorealisti come Sciuscià e Ladri di biciclette, crea
un autentico gioiello della commedia che si fonda esclusivamente sul talento
dei suoi due protagonisti: Sophia Loren e Marcello Mastroianni. Negli anni a
seguire, entrambi diventeranno i volti simbolo della cinematografia italiana
nel mondo. Il film, suddiviso in tre episodi dai toni diversi, è
ricordato soprattutto per una delle sue ultime scene, in cui la Loren si
esibisce in uno storico spogliarello, mentre Mastroianni, da spettatore, ulula di
gioia. La scena, rimasta iconica, fu citata con grande autoironia dai due
protagonisti trent’anni dopo per il film Pret à porter di
Robert Altman, in cui i due riprendono gli stessi ruoli con un finale
probabilmente adattato all’età. Il celebre duo rimane indimenticabile durante tutto il corso della storia del cinema, testimoniando la chimica unica tra Loren e Mastroianni.

DIVORZIO ALL’ITALIANA (1961)

Divorzio all'italiana

Diretto da Pietro Germi, Divorzio all’italiana è un esempio magistrale di commedia all’italiana. In questo film, Marcello Mastroianni mette in mostra tutto il suo talento comico, già espresso in numerosi lavori, ma forse mai a questo livello. Prendendo spunto da una vergognosa legge dell’epoca che consentiva ai coniugi traditi di uccidere il partner cavandosela con poco (il cosiddetto “delitto d’onore”), il film invita lo spettatore a simpatizzare con il protagonista, il quale, per dedicarsi a una giovane amante, tenta subdolamente di liberarsi della moglie.

UNA GIORNATA PARTICOLARE (1977)

UNA GIORNATA PARTICOLARE

Dopo aver già collaborato con Ettore Scola in Dramma della gelosia e Permette?, Marcello Mastroianni torna a condividere il set con la sua partner più affiatata, Sophia Loren, in quella che sarà considerata una delle prove attoriali migliori delle due star ormai mature. La storia si svolge nel 1938, nel giorno in cui Adolf Hitler venne in visita a Roma, e racconta l’incontro di due solitudini diverse: quella di una casalinga triste, rassegnata a una vita insoddisfacente, e quella di un uomo oppresso dal regime fascista a causa della sua omosessualità. In ruoli che si distaccano completamente dai loro consueti cliché, Mastroianni e Loren creano una coppia impossibile, equilibrando leggerezza e duri confronti con la realtà della loro condizione. Una delle scene più significative del film è il monologo al telefono di Marcello Mastroianni. Parole intense sulla vita e su un’omosessualità ancora senza diritto di libertà espressione.

“Senti… piangere si può fare anche da soli, ma ridere bisogna essere in due! Ti ricordi quella volta a Ostia con quello lì del cocomero? Ma ridi, Marco, ti prego, ridi! …che amico triste mi sono scelto. Sai cos’è che mi peserà di più? La tua mancanza. Curati. Fammi sapere della tua salute. Sì, appena succede ti richiamo. Ciao. Pensami quando vuoi”.

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