Mascherine si, mascherina no. Quando potremo togliere l’oggetto simbolo della pandemia

Con un decreto del presidente del Consiglio dei Ministri del 2 Marzo 2021 i cittadini italiani venivano obbligati a indossare le mascherine all’aperto e nei luoghi al chiuso diversi dalle abitazioni private. Da allora molte cose sono cambiate.

Prima di tutto, la campagna vaccinale è andata avanti fino a raggiungere a oggi quasi il 50 per cento dei cittadini che hanno ricevuto una prima dose, il 25 per cento di persone vaccinate e, in regioni come la Lombardia , addirittura una percentuale di prime dosi di circa il 70 per cento. Secondo, l’Italia è entrata in una stagione, quella estiva, che potrebbe essere meno favorevole al Covid-19 dato che i coronavirus sono virus stagionali. Terzo, l’intero Paese si avvia a diventare zona bianca.

Sono probabilmente queste le ragioni per le quali alcuni membri delle istituzioni stanno cominciando a parlare della possibilità di allentare in maniera progressiva l’obbligo della mascherina, almeno all’aperto dove il rischio di contagio è molto più basso che al chiuso. Per esempio, il sottosegretario alla Salute Andrea Costa ha affermato che proseguendo a questo ritmo di vaccinazioni ad Agosto, quando avremo 20 milioni di cittadini vaccinati e 70 milioni di dosi inoculate, si potrà pensare di eliminare il divieto di mascherine all’aperto. Il sottosegretario alla salute Pierpaolo Sileri ha invece ipotizzato di eliminarlo con il 50 per cento di prime dosi fatte, se non dovessero esserci rischi di nuove varianti; e Francesco Vaia, direttore dello Spallanzani, quando sarà vaccinato almeno il 50 per cento della popolazione (con prima e seconda dose). Intanto, il Comitato Tecnico Scientifico sta discutendo la questione ed è possibile che nuove misure di allentamento dei divieti sulle mascherine arriveranno a Luglio o al più tardi in Agosto.

Ci sono tuttavia alcuni fatti che imporrebbero maggiori cautele. Il primo è che la variante delta (anche detta indiana), trasmissibile più del 60% in più di quella inglese, è penetrata in Italia con una percentuale attuale dell’1 per cento dei contagiati e un focolaio in una palestra milanese. Tutto fa pensare che nelle prossime settimane diverrà predominante in Europa e, fatto importante, sappiamo anche che questa variante ha già ucciso nel Regno Unito 12 persone che avevano ricevuto una seconda dose da almeno 14 giorni.

A chi obiettasse che in estate all’aperto uno potrebbe comunque eliminare la mascherina perché i maggiori raggi ultravioletti uccidono il virus, si potrebbe rispondere che il contagio di superficie è rarissimo, e quello tramite aerosol sicuramente molto meno probabile di quello attraverso contatti personali ravvicinati. È la mascherina a rendere meno rischiosi questi ultimi.

Recentemente sono stati pubblicati diversi studi sull’uso delle mascherine che sono abbastanza solidi perché si basano sui dati raccolti durante le precedenti ondate epidemiche. Uno studio tedesco su BMJ ancora in “preprint” ha mostrato che nella città di Jena, cinque giorni dopo l’introduzione di una norma che obbligava l’uso della mascherina all’aperto e al chiuso i nuovi casi si erano ridotti quasi a zero, mentre nella vicina città di Erfurt, che aveva ritardato l’imposizione, la diffusione aumentava. Un altro studio tedesco dell’università di Mainz ha calcolato che cosa sarebbe successo in Germania senza obbligo di mascherine basandosi sulle differenze regionali nell’imporre la misura. Quello che è venuto fuori è che il tasso giornaliero di crescita dell’epidemia viene ridotto del 40 per cento dall’obbligo di mascherina. Un altro studio americano ha calcolato che il tasso settimanale di crescita delle morti al mese di Aprile 2020 si sarebbe potuto ridurre del dieci per cento se vi fosse stato un obbligo di mascherine sul luogo di lavoro fin dall’inizio dell’epidemia. A livello nazionale, sempre secondo lo studio, una tale misura avrebbe ridotto di 50mila unità il numero delle morti. Infine, un altro studio ha mostrato che in Canada l’obbligo della mascherina ha determinato una riduzione settimanale del 22 per cento dei casi.

Su scala globale abbiamo l’ennesima prova di come le mascherine siano efficaci. In Asia, come sanno quelli che hanno viaggiato in quei luoghi, vi è la cultura di indossare la mascherina in pubblico per proteggersi dallo smog e per una forma di cortesia (quella di non contagiare gli altri quando si ha un comune raffreddore). Proprio questa cultura della mascherina ha avvantaggiato Paesi come la Cina o la Corea del Sud impedendo una rapida diffusione dell’epidemia. In Occidente, al contrario, all’inizio ne è stato invece sconsigliato l’uso, in un primo tempo perfino dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, oltre che da un certo numero di personaggi pubblici. Nel caso italiano c’è poi il problema che, nonostante vigano i divieti, non vi è abbastanza intransigenza nel farli rispettare da parte delle forze dell’ordine. Tutto fa invece pensare che la mascherina debba diventare una cultura anche in Occidente.Leggi su panorama.it