Massimo Troisi, 5 film indimenticabili

Ricomincio da tre

Roberto Benigni e Massimo Troisi

Non ci resta che piangere

Non ci resta che piangere

Splendor, 1989

Menestrello malinconico della comicità, inconfondibile napoletanità fatta di mimica e gestualità accentuate e tanta timida poesia, Massimo Troisi moriva 30 anni fa.
Ci ha lasciato invece troppo presto. A 41 anni, il 4 giugno 1994, un infarto se l’è portato via, nel sonno. Aveva da poco finito di girare il suo film più internazionale, Il postino. Era affetto fin da ragazzo da un’anomalia cardiaca e nel 1976 si era sottoposto a un delicato intervento che gli permise di condurre un’esistenza pressoché normale.

Nato il 19 febbraio 1953 a San Giorgio a Cremano, cittadina alle porte di Napoli, in una casa piccola e sovraffollata, la vita è stata il suo materiale di formazione agli sketch che prima ha proposto a teatro con il gruppo La smorfia (con Lello Arena e Enzo Decaro), quindi in tv in una serie di programmi televisivi (Non Stop, La sberla, Luna Park).
Dopo aver lasciato il gruppo cabarettistico, per il Pulcinella senza maschera fu la volta del cinema, nelle vesti di attore ma anche sceneggiatore e regista. Fu subito successo. Il destino gli ha lasciato purtroppo una filmografia breve, ma intensa.

Ripercorriamo (anche in video) 5 film indimenticabili.

1) Ricomincio da tre di Massimo Troisi (1981)

L’esordio nel cinema è stato subito dirompente, con una commedia di cui fu autore a tutto tondo. Ne scrisse il soggetto, la sceneggiatura, ne firmò la regia e fu l’interprete principale. Fu un successo di critica e pubblico, restò in sala per più di 600 giorni, vinse due David di Donatello, per il miglior film e per il miglior attore.
Massimo è Gaetano, un giovane timido e stanco della vita da provinciale, che lascia Napoli per recarsi dalla zia a Genova. Facendo l’autostop gli dà un passaggio un aspirante suicida (Michele Mirabella). A Firenze dovrà trovare ospitalità presso un predicatore amico della zia e si innamorerà di Marta (Fiorenza Marchegiani), disinibita infermiera di un centro di igiene mentale da cui avrà un figlio che potrebbe essere non suo. Un mix riuscitissimo di ironia e tenerezza.
Qui l’esilarante dialogo tra Gaetano e un malato mentale impersonato da Marco Messeri: “Orgoglio e dignità… dignità e orgoglio…”.

2) Scusate il ritardo di Massimo Troisi (1983)

Secondo film da regista, attore e sceneggiatore, nuova perla. Troisi è sempre un napoletano insicuro e mite (questa volta si chiama Vincenzo), ma il suo personaggio si è ispessito. Con forza e maturità Troisi scava all’interno della sua anima. Il suo napoletano esce da ogni stereotipo: non è un mattatore estroverso e solare, tutto pizza e mandolino. Si divide tra l’ascoltare le pene d’amore del suo amico Tonino (Lello Arena, l’amico de La Smorfia) e una travagliata storia d’amore con la nevrotica Anna (Giuliana De Sio).
Da vedere e rivedere questa scena memorabile. Massimo ci concede uno dei suoi discorsi strampalati in cui però alla fine tutto fila: perché andare in pellegrinaggio a vedere una Madonna che piange? magari se rideva…

3) Non ci resta che piangere (1984) di Roberto Benigni e Massimo Troisi

Prendi un esagitato e irriverente saltimbanco toscano e un riservato e surreale menestrello partenopeo, ed ecco che sfocia una commedia che ha lasciato alla storia del cinema nostrano alcune gag indimenticabili.
Il maestro Saverio (Benigni) e il bidello Mario, sorpresi da un temporale in campagna, l’indomani si ritrovano balzati indietro nel tempo, nel 1492. Decidono allora di recarsi in Spagna per fermare Cristoforo Colombo e impedirgli di scoprire l’America.
Nella sceneggiatura, oltre a quella dei due comici, c’è la firma di Giuseppe Bertolucci.
Ecco l’estratto in cui Saverio vuole convincere Mario a scrivere una lettera a Savonarola dicendogli “te se continui così finisce che ti bruciano”:

4) Pensavo fosse amore… invece era un calesse (1991) di Massimo Troisi

Ultima regia di Troisi, indagine sull’amore che inevitabilmente finisce, è forse il meno riuscito dei suoi film. Lui però è il solito mattatore e osa un racconto che è più di una semplice commedia, è quasi un’operetta morale. In scena un tira e molle sentimentale tra il suo Tommaso e Cecilia (Francesca Neri).
Ecco il consiglio “ottimista” di Troisi all’amico Amedeo (Angelo Orlando): “Lasciala tu prima che lei lascia a te e ti fa soffrire”.


5) Il postino di Michael Radford (1994)

È l’ultima interpretazione di Troisi, fatalmente commovente. Brindando all’ultimo ciak, alla troupe aveva detto: “Non dimenticatevi di me”. Dodici ore dopo la fine delle riprese morì.
Ispirato al romanzo Il postino di Neruda di Antonio Skármeta, è un omaggio alla poesia e al poeta cileno e uno dei film migliori di Massimo, il più ambizioso. Fu lui a chiamare il regista scozzese a dirigerlo, dopo che Radford era stato alla regia del film Orwell 1984 con Richard Burton. Philippe Noiret è Pablo Neruda, il celebre poeta che trascorre l’estate in un paesino del Sud Italia. Per questa permanenza serve un postino che gli consegni personalmente la gran mole di lettere in arrivo. Mario Ruoppolo (Troisi), disoccupato figlio di pescatori, non si lascia fuggire la possibilità.
Candidato a cinque Oscar, ha vinto quello come migliore colonna sonora drammatica. La pellicola lanciò Maria Grazia Cucinotta.
“La poesia non è di chi la scrive, è di chi gli serve”:

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