Mattarella celebra la cittadinanza sanitaria e l‘ineludibilità del green

C’è ancora la pandemia al centro del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica. L’importanza dei vaccini, gli sforzi profusi dal sistema sanitario, dagli italiani che si sono messi in fila e hanno obbedito alle regole, l’unità e la coesione della società e della politica italiana nel risponde ad un’emergenza che non accenna a finire, la potenza taumaturgica della scienza, la centralità delle istituzioni europee.

Il testo del discorso di Mattarella

È un discorso che si incentra nella prima parte tutto su quella che potrebbe definirsi la nuova cittadinanza sanitaria, fondata su una nuova disciplina e su nuovi codi comportamentali, morali ed etici. Una cittadinanza che per forse di cose riduce i confini della vecchia, quella della normalità. Mattarella prosegue poi asserendo che le transizioni ecologica e digitale sono necessità ineludibili, e possono diventare anche un’occasione per migliorare il nostro modello sociale. Anche se come è noto le modalità di realizzazione delle due politiche, che non competono al Presidente della Repubblica naturalmente, possono mostrare parecchie ombre (inflazione, crisi energetica, disoccupazione) oltre alle luci della speranza.

L’addio di Mattarella, con l’ennesima sottolineatura che questo sarà l’ultimo discorso di fine anno, avviene con toni e modi più felpati rispetto al passato. I temi di grande attrito, anche tra il Quirinale e alcune forze politiche, come i migranti ed il rapporto con l’Unione Europea sono stati messi da parte.

La pandemia ha gettato una grande cappa sopra la cittadella della politica italiana, i partiti sono stati congelati. Al tempo stesso, il paradigma economico è radicalmente mutato: dall’austerità imposta dal nord Europa ad un nuovo interventismo e dirigismo statalista, dal mercato da liberalizzare al ritorno del protezionismo. Mattarella si adegua e lascia da parte i richiami sul debito e sulla gestione delle finanze che un tempo assillavano la politica italiana. Una istituzione plastica e di puro potere come il Quirinale si adegua ai cambiamenti che passano sopra la testa, al piano superiore della politica europea.

Quanto al rimarcare con costanza e decisione l’unità degli italiani è senz’altro vero: larghissima parte della popolazione si è vaccinata, le regole e le restrizioni sono state seguite da quasi tutti, l’obbedienza e il sacrificio sono stati totali da parte dei cittadini. Ciò vale anche per il grande spirito di sopportazione che gli italiani hanno avuto nei confronti degli errori della politica, delle inadeguatezze dell’amministrazione pubblica, delle leggi illeggibili e spesso irrazionali, della prosopopea degli scienziati da talk show e delle incertezze dei comitati tecnico-scientifici.

Se la società è stata per lo più unita nell’obbedienza alle decisioni dello Stato e del complesso sanitario, tanto da arrivare al punto che i pochi non vaccinati vengono considerati oramai “fuori dalla società”, la politica nell’ultima legislatura ha mostrato molta meno compattezza e fermezza. Nella seconda fase del suo mandato Mattarella è stato costretto a gestire momenti difficili. Il fallimento nel 2018 delle trattative tra Pd e Movimento 5 Stelle e la formazione del governo giallo-verde, la combinazione più sgradita al Presidente della Repubblica che molto è infatti intervenuto nella composizione di quell’esecutivo; il fallimento nell’estate 2019 di questo governo per le ambizioni di Salvini e le contraddizioni del Movimento, con la scelta tutta politica del Presidente della Repubblica di non concedere il ritorno alle urne ma incentivare la formazione di una maggioranza diversa con le stesso premier; il fallimento anche di questo esperimento che era stato tenuto a battesimo proprio al Quirinale; il lungo tempo concesso per la risoluzione della crisi con gli esperimenti per cercare un Conte-ter in Senato; e infine la nomina di Draghi come grande podestà della politica italiana. Una legislatura che, anche nella gestione delle varie crisi da parte della Presidenza della Repubblica, ha mostrato ombre e fallimenti e non soltanto luci e successi.

Come finisce il settennato di Mattarella? Con un sistema politico in ghiaccio: Draghi è il grande gelo che si sparge sopra i partiti. E ciò viene testimoniato anche dai sondaggi, se si confrontano quelli di oggi con quelli di un anno fa la situazione è sostanzialmente immutata: esiste un blocco di centrosinistra, uno di centrodestra ed un centro di minute proporzioni. Lega e 5 Stelle hanno continuato a perdere consensi dal 2019 che sono stati bilanciati dalla crescita di Fratelli d’Italia e Partito Democratico. La coalizione di destra resta potenzialmente prima, ma se sarà vincente dipenderà da molti fattori oggi non calcolabili. Nel caos, tutto è stabile. Lo scongelamento inizierà forse già con l’elezione del successore di Mattarella, ma il processo potrebbe essere molto lungo e protrarsi anche nella prossima legislatura dove nessuno potrebbe avere la maggioranza assoluta. E’ una fotografia che soddisfa il Presidente uscente? Non è da escludersi, per un ex democristiano l’idea che siano più probabili nel futuro convergenze al centro potrebbe essere considerato un buon risultato, pur se questo non garantisce coerenza ed efficienza al sistema politico.

Ma forse tutto ciò non è neppure necessario poiché la certezza è, invece, che dopo l’avvento del governo Draghi, la crescita esponenziale del debito pubblico, la nuova configurazione europea e l’attuazione del Next Generation EU l’Italia è un paese sempre più vincolato all’esterno, interdipendente e meno sovrano di sette anni fa. Ma questo è un discorso un po’ più complesso, anche per l’inquilino del Quirinale.

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