Mazzi, basta film che nessuno vede, finanzieremo il buon cinema

“Il codice dello spettacolo è un
provvedimento normativo di grande importanza voluto da tutto il
Parlamento. Attualmente siamo in fase avanzata di redazione e ci
siamo posti come obiettivo la sua pubblicazione entro il 18
agosto, con la speranza di concludere i lavori entro la fine di
luglio”. Lo ha detto il sottosegretario alla Cultura, Gianmarco
Mazzi, nel corso di Non Stop News, su Rtl 102.5, annunciando che
dal 19 marzo, al ministero della Cultura, sono previste quattro
giornate di discussione e confronto. “Sarà un codice che provocherà qualche scossone, perché
dobbiamo prepararci ad una rimodulazione dei finanziamenti
pubblici” ha sottolineato il sottosegretario. “Ad esempio,
attualmente – ha continuato – c’è una grande disparità nei
finanziamenti tra settori come il cinema e l’audiovisivo, che
ricevono circa 750 milioni di euro all’anno, e altri settori
come il teatro e la musica, che insieme ricevono 420 milioni di
euro. Questa disparità è eccessiva, specialmente considerando
che molti film finanziati non raggiungono un pubblico
significativo e non corrisponde neppure un livello occupazionale
adeguato a questo tipo di disparità. Cito due titoli: ‘Uomo di
fumo’, che polemicamente definirei come un produttore di fumo
solo in termini di risorse, e ‘Prima di andare via’. È
interessante notare che entrambi i film hanno ricevuto
finanziamenti per un totale di 2 milioni di euro, ma hanno avuto
un pubblico molto limitato, rispettivamente 128 e 27 spettatori
al cinema. Questo dimostra che vengono prodotti numerosi film
che nessuno vede. Vogliamo quindi concentrare i finanziamenti su
produzioni di qualità, come dimostrato dal successo di opere
come quella di Paola Cortellesi”.
    “Questo sistema di finanziamento sostiene anche produzioni
come le serie su piattaforme come Netflix, incluso quelle su
Rocco Siffredi. È rispettabilissimo Siffredi, ma è lecito
chiedersi se sia giusto che il sistema di finanziamento italiano
supporti una serie su Rocco Siffredi prodotta da Netflix anziché
produzioni su icone come Sofia Loren, Roberto Benigni o
Raffaella Carrà” ha fatto notare Mazzi.
   

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