lunedì, 3 Febbraio 2025
Medici di famiglia dipendenti del Ssn, sindacati divisi
Da liberi professionisti in un regime di convenzione ad un regime contrattuale di dipendenza diretta dal Servizio sanitario nazionale. L’ipotesi di un cambiamento radicale per i medici di famiglia, con un loro maggiore coinvolgimento nelle nuove Case della salute, sarebbe contenuta in una bozza di riforma del settore della Medicina generale. Una prospettiva che divide i sindacati di categoria e che raccoglie la contrarietà del presidente della Federazione degli Ordini dei medici (Fnomceo) Filippo Anelli, che sottolinea tuttavia come al momento “non si abbia conferma o conoscenza di alcun testo che vada in questa direzione”.
Il passaggio alla dipendenza diretta dal Ssn – come per i medici ospedalieri – vede favorevole il coordinamento nazionale Fp Cgil Medici di Medicina Generale. “Dopo le numerose dichiarazioni del ministro della Salute, Orazio Schillaci, a sostegno del passaggio al contratto della Dirigenza anche per i medici di famiglia – afferma il sindacato – ci saremmo aspettati una proposta di legge seria per un’organizzazione integrata e multiprofessionale delle Case di comunità che a tutt’oggi rimangono edifici vuoti, privi di personale. E invece dal cilindro spunta una proposta di legge che in realtà propone un ibrido dell’attuale sistema, in cui i medici di famiglia, peraltro gravemente sotto organico, dovranno fare le trottole tra studi convenzionati, domicilio dei pazienti e Case di comunità, a detrimento dell’assistenza alle persone. Una proposta inaccettabile”.
Boccia invece l’ipotesi il presidente Fnomceo, secondo il quale “con lo smantellamento dell’attuale sistema della convenzione, si ridurrebbero i livelli di tutela della salute dei cittadini e si ridurrebbe anche l’autonomia dei professionisti”. Innanzitutto, precisa, “non ci risulta che esista, ad oggi, alcuna proposta sul nodo del passaggio alla dipendenza, quindi stiamo parlando del nulla”. In generale, Anelli conferma la propria contrarietà: “Come Fnomceo – chiarisce – tuteliamo il rapporto di fiducia che esiste tra medico e paziente. Vari studi, infatti, evidenziano come proprio tale rapporto diretto continuativo, di fiducia e fidelizzazione, e che si lega alla possibilità di scegliere il proprio medico presente sul territorio, produca un miglioramento della salute e degli indici di sopravvivenza. Per questo riteniamo che l’attuale modello della convenzione con il Ssn sia utile al Paese e al cittadino”. Al contrario, con il passaggio alla dipendenza, “i medici non potrebbero più garantire quel rapporto fiduciario e personale, poichè sarebbero presenti nella Case di comunità o nelle Case della salute a turnazione e si ridurrebbe la possibilità di garantire un’assistenza per scelta fiduciaria da parte del cittadino”.
Contrario anche il presidente della Federazione dei medici di Medicina generale (Fimmg), Silvestro Scotti: “Questo passaggio – avverte – maschererebbe in realtà una privatizzazione della Medicina generale. Tale ipotesi verrebbe rifiutata dai giovani medici per la mancanza di attrattività del sistema pubblico e ciò determinerebbe inevitabilmente la diffusione di strutture private e di cooperative di medici di famiglia a gettone. Se si realizzasse, personalmente mi dimetterei dal Ssn e le dimissioni potrebbero essere un gesto messo in atto da moltissimi medici”. Al momento tuttavia, assicura Scotti, “il ministro della Salute nega il proprio interesse per il passaggio alla dipendenza, come mi ha confermato in un recente incontro, ma ci sono pressioni da parte di alcune Regioni, che chiedono di risolvere il problema della necessità di medici per garantire il funzionamento delle nuove Case di comunità”. A questo proposito, però, ricorda che “già nell’ultimo contratto di convenzione con il Ssn, firmato nel 2024, ci sono gli strumenti per definire la partecipazione oraria dei medici di famiglia nelle Case della salute”. Critiche anche dal Sindacato medici italiani (Smi): “Un medico di medicina generale già evade in media 75 accessi al giorno.
Moltiplicati per 40mila studi di medici di famiglia sono circa 3 milioni, 750 milioni l’anno. Non credo – afferma la segreteria Pina Onotri – che resti molto tempo per svolgere attività oraria aggiuntiva nelle Case della salute”.
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