domenica, 24 Novembre 2024
Migranti e rimpatri: il grande bluff
Da Panorama del 10.02.2016
Secondo Save the children solo nel 2015 sono arrivati nell’Unione europea oltre 26 mila minori (minori sono anche i diciassettenni) non accompagnati. Secondo Europol, almeno 10 mila di questi bambini e ragazzi entrati in Europa come migranti sono scomparsi nel nulla. «Non tutti sono finiti nelle reti criminali e di sfruttamento sessuale» dichiara Europol al Guardian. «Semplicemente non sappiamo dove siano, cosa stiano facendo e con chi siano». Secondo Il Giornale, circa metà sono scomparsi in Italia, ma secondo il Corriere della Sera, che cita la denuncia della deputata di Alternativa libera, Eleonora Bechis, sono almeno il doppio: venduti e sfruttati per i traffici più ignobili dal commercio sessuale alla questa per strada, fino ai lavori più degradanti e peggio pagati. Quanto agli adulti, riferisce Fiorenza Sarzanini sempre sul Corriere della Sera, la Commissione europea calcola in almeno 63 mila quelli transitati o tuttora dimoranti in Italia di cui si sono perse le tracce, irreperibili. Come vivono o sopravvivono? Purtroppo le cronache locali segnalano casi anche di rifugiati che delinquono (furti, spaccio, violenze alle persone) mentre è noto che nelle varie fazioni jiahdiste sono molti gli adolescenti e persino i bambini indottrinati e fanatizzati. Per ora l’inverno ha rallentato ma non interrotto gli sbarchi attraverso l’Egeo e il canale di Sicilia, ma la primavera è vicina e si temono altri esodi, altri morti in mare, altri sbarchi organizzati dai 30 mila scafisti il cui sporco lavoro non conosce soste. Il tentativo di dar vita a un governo unitario in Libia, su cui molto si era spesa l’Italia, si è arenato. Stati Uniti, Russia, Francia, Regno Unito sono determinati all’intervento pur di non consentire un rafforzamento dell’Isis che già controlla 300 chilometri di coste a 200 miglia dall’Italia. Mentre il nostro governo rivendica in Libia un ruolo guida e continua a frenare sul ricorso alla forza il ministro della Difesa di Parigi, Jean-Yves Le Drian, ricorda di aver ammonito per tempo che il Califfato stava per sbarcare in Europa. E ha appena rinnovato l’allarme: «Ai migranti dalla Libia potrebbero mescolarsi combattenti pronti a sbarcare a Lampedusa». Del resto, se è vero che i terroristi sono nati e cresciuti in Europa, è altrettanto vero che gli attentatori di Parigi e non solo erano usi fare la spola tra Francia e Medio Oriente nascondendosi tra i rifugiati. In questa situazione si comprende come la paura del terrorismo sia balzata in cima alle preoccupazioni degli italiani, oltre l’ansia per l’economia. Alla paura si risponde rafforzando un apparato di sicurezza molto debilitato e rafforzando la cooperazione con i nostri alleati, non ingiuriandoli quotidianamente sino a sfregiarli come «burocrazia pervertita». Certo, se chiedete al ministro dell’Interno Angelino Alfano perché è fallita la strategia del governo sull’immigrazione vi risponderà che è colpa dei Paesi europei che non hanno tenuto fede all’impegno di accogliere le quote concordate di migranti sbarcati in Italia. Ma questa è solo mezza verità, la verità intera Alfano non la dice. Grazie alla mediazione del vituperato Jean-Claude Juncker, molti Paesi riluttanti si erano infine adattati al criterio delle quote. Poi però non hanno dato corso alle intese. Alcuni con il rifiuto brutale di accogliere mussulmani, altri lamentando che la redistribuzione era legata a precise condizioni. Innanzitutto che l’Italia e la Grecia, Paesi di primo approdo, allestissero centri d’identificazione registrando le impronte. Com’è evidente, è una condizione indispensabile per distinguere chi ha diritto all’asilo, i rifugiati, dai clandestini. Questi ultimi, non solo secondo le direttive europee ma per le stesse nostre leggi, non devono essere accolti bensì rimpatriati. Ebbene, Alfano per mesi non solo non si è occupato di rimpatri, ma ha cercato di rovesciare la sequenza logica pretendendo la redistribuzione dei rifugiati a prescindere dalla loro identificazione. Così per mesi ha rinviato l’organizzazione in Italia degli «hot spot», e anche in quelli attivati per pavidità non ha autorizzato la polizia a prendere le impronte ai renitenti con tutti i mezzi legali. Alla fine il bluff è stato smascherato non solo dai dati di Eurostat, ma dai giornali e media europei che rilevavano il singolare fenomeno di migranti non identificati che, sbarcati all’alba in Sicilia, la sera già circolavano a Roma e, nei giorni successivi, nei Comuni del nord Italia. Alimentando il sospetto che trasferiti, magari a spese dello Stato, venissero lasciati liberi di raggiungere le frontiere europee. Conseguenza: furiose per le mancate identificazioni e il transito di clandestini, Francia, Svizzera e Austria hanno ripristinato i controlli ai confini con l’Italia. Ora Renzi, nell’incontro con Angela Merkel, ha giurato: «Ormai prendiamo le impronte al 100 per cento». Anche ai 63 mila nel frattempo irreperibili? Mah. E siccome è uso perseverare negli errori, si è esposto a qualche nuovo schiaffone dei «burocrati pervertiti», che potranno agevolmente smascherare la sua ultima balla. Nei nostri centri nulla è cambiato: non si prendono impronte. Di nuovo c’è solo che i poliziotti filmano per pochi secondi un anonimo sedicente: «Mi chiamo Muhammed o Alì o vattelapesca». Non contento, Renzi fa volutamente confusione tra il dovere universale di salvare in mare chiunque sia in pericolo, migrante o turista che sia, per annunciare, da presidente del Consiglio, che se ne infischia delle leggi italiane che impongono di accogliere i rifugiati e respingere i clandestini. Con tanti saluti all’onestà intellettuale, alla sicurezza degli italiani e dei concittadini europei. © riproduzione riservata