Mio Fratello, Mia Sorella, Preziosi e Pandolfi su Netflix

(ANSA) – ROMA, 01 OTT – Una storia di rapporti familiari
interrotti, ma anche con problematiche relazionali e segreti,
che alla classica impostazione del film ‘corale’ aggiunge un
tema particolare, quello della convivenza con un familiare
affetto da gravi disturbi psichici. Sarà disponibile in
streaming su Netflix, a partire dall’8 ottobre, “Mio fratello,
mia sorella”. Il film, diretto da Roberto Capucci, vede
protagonisti Claudia Pandolfi e Alessandro Preziosi nei panni di
due fratelli, Tesla e Nic.
    Si rivedono per la prima volta dopo vent’anni al funerale del
padre e proprio dal suo testamento saranno costretti a convivere
sotto lo stesso tetto per un anno. In casa ci sono anche i figli
di Tesla, Sebastiano (un incredibile Francesco Cavallo, giovane
attore alla sua prima esperienza), geniale violoncellista
affetto da schizofrenia, e Carolina (Ludovica Martino), con cui
Tesla ha un rapporto conflittuale. Col tempo tutti troveranno un
equilibrio, ma una serie di eventi porterà i personaggi a fare i
conti con paure e segreti, in un difficile viaggio verso il
perdono e l’accettazione di sé stessi e dei propri legami. Nel
cast la partecipazione di Caterina Murino.
    “Parlare di schizofrenia – dice il regista – è stato delicato
e interessante, ho lavorato con il professor Martinotti,
presidente della Società Italiana Psichiatria, che ci ha dato
l’opportunità di raccontare il disturbo facendoci entrare in un
mondo incredibile, a cui ho lavorato con la sceneggiatrice Paola
Mammini”.
    “Ho approcciato questo film trovando già una donna ben
destrutturata – spiega Pandolfi – di solito ci si appoggia sui
punti fermi dei personaggi, mentre lei è disarmata e vive di
costanti autosabotaggi. Volevamo che la famiglia fosse
raccontata in maniera autentica, anche io ho ascoltato molte
testimonianze di donne che sono nella stessa situazione di
Tesla. Il rapporto con Alessandro è stato fondamentale perché
tra noi c’è molta empatia”. “Non sono una persona che compatisce
– dice Preziosi – e credo che il modo in cui ho interagito col
personaggio di Francesco sia stata una strategia di distanza.
    Credo che abbia funzionato molto. Le scene sono frutto di una
grande empatia, alcune non erano forse nemmeno in
sceneggiatura”. (ANSA).
   

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