Narratori orali in Sicilia tra mito e impegno antimafia

(ANSA) – ROMA, 31 AGO – Il “primo e l’unico cuntista e
puparo vivente”, il maestro assoluto di queste arti, Mimmo
Cuticchio è il filo rosso che unisce la “nouvelle vague” di
narratori orali siciliani, impegnati sia nel raccontare il mito
e la grande letteratura, da Ulisse a Orlando, sia nel
testimoniare il loro impegno civile anche contro la mafia, in
Cuntami, il documentario di Giovanna Taviani, che debutta nelle
Notti veneziane delle Giornate degli Autori alla 78/a Mostra del
Cinema di Venezia.
    Il film non fiction, che arriverà prossimamente in sala con
Cloud 9, anche coproduttore in collaborazione con Rai Cinema,
prende la strada di un road movie di scoperta scandito da “un
coro polifonico di voci, nel quale si uniscono tanti ‘cunti’
(racconti) – spiega all’ANSA Giovanna Taviani -. Non volevo fare
un semplice ritratto di narratori orali, ma costruire anche un
mio viaggio personale verso questi talenti”, molti dei quali
oltre ad essere stati allievi di Cuticchio, sono anche attori e
autori. Un percorso che partendo dal mare ci porta nella
Palermo di Cuticchio, con la sua missione di trasmettere l’arte
del cunto e dei pupi anche alle nuove generazioni. Poi si va a
Partinico, da Vincenzo Pirrotta che in testo come La ballata
delle balate denuncia i latitanti mafiosi. Arriviamo a Trapani
con Gaspare Balsamo che immagina, fra gli altri, un incontro tra
Don Chisciotte e Peppino Impastato. A Gela, Mario Incudine,
ripropone il Lamentu di Turiddu Carnevale (sul sindacalista
ucciso dalla mafia negli anni ’50) scritto da Ignazio Buttitta
per una leggenda della narrazione popolare, Ciccio Busacca. Con
Giovanni Calcagno si arriva a Paternò, dove ha sede proprio la ‘Casa Museo del cantastorie’ in memoria di Busacca. Per un
finale di nuovo a Palermo con Cuticchio / Don Chisciotte,
accanto al narratore orale iracheno Yousif Latif Jaralla /
Sancho Panza. “Cinque anni fa mi ero trasferita a Palermo per
lavoro – spiega la documentarista che è anche direttrice del
Salina DocFest-. Conoscevo bene Cuticchio, ma nel suo Festival,
La macchina dei sogni ho visto anche una comunità forte di
giovani colti e appassionati, legata anche nella battaglia
civile, non dalla ideologia ma dalla tradizione”. (ANSA).
   

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