Nella corsa al Quirinale pesa la paura del voto anticipato

Non bisogna farsi ingannare della valanga di schede bianche raccolte dalla seconda votazione per la scelta del successore di Sergio Mattarella. Perché se in aula è andato in scena uno spettacolo prevedibile e previsto da tempo, fuori dal Parlamento sono successo cose importanti in quella che è la più classica delle partite a scacchi della politica italiana. Che però parte da una certezza: la partita la sta gestendo il centrodestra, non proprio una consuetudine se si guarda i precedenti.

La prima mossa della giornata è proprio quella del centrodestra che, compatto ma con il volto di Matteo Salvini, ha messo sul piatto una rosa di candidati per il Quirinale: Marcello Pera, Letizia Moratti ed Alberto Nordio.«Si tratta – ha detto il leader della Lega – di persone di alto profilo e che non hanno alcuna tessera di partito». Il non detto è che un no, secco, pregiudiziale, da parte del Pd e del centrosinistra non sarebbe stato accettato. E qui viene fuori il lascito dell’operazione Berlusconi.

La candidatura comunque concreta del Cavaliere, poi sfumata vista la mancanza dei numeri e le tensioni che si trascinava con se, ha creato comunque un precedente. Si è infatti trattato di un primo No del centrosinistra che da questo punto di vista ha cartucce limitate, contate. Letta e Conte non hanno quindi modo di dire sempre e solo No alle proposte del centrodestra che, seppur non ha la maggioranza assoluta dei grandi elettori, ha quella relativa e quindi parla da una posizione di forza.

Ed infatti ai tre nomi la risposta di Letta è stata molto più leggera, «valuteremo». Una valutazione arrivata fino al secondo grande appuntamento della giornata, il vertice del centrosinistra, molto più agitato di quello della controparte.Vertice concluso con una nota molto importante: «Non riteniamo che sui nomi presentati possa svilupparsi quella larga condivisione necessaria in questo momento. Serve quindi un incontro per domani con una delegazione ristretta di centrodestra per individuare insieme un nome condiviso». Insomma, uno stop molto più morbido unito al fatto che non è stata avanzata nessuna controproposta.

Di certo sotto traccia, la tensione tra Pd e M5S sale. Al Nazareno infatti hanno forti preoccupazioni che i grillini pur di evitare una crisi di governo ed il conseguente voto anticipato (soprattutto questo), sarebbero pronti a votare un nome proposto dal centrodestra alla quarta votazione, la prima per cui basterà la maggioranza assoluta e non più i due terzi dei votanti.

Per questo se ieri molti vedevano forte la figura di Mario Draghi al Colle oggi il borsino propone al primo posto un nome non presente nella terna del centrodestra ma di sicuro legata a stretto filo a quell’area politica e culturale: la Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati.

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