giovedì, 30 Gennaio 2025
Nicole Kidman, ‘Il piacere arriva quando cadono le maschere’
(di Lucia Magi) “Sono cresciuta con la
passione per i thriller erotici degli anni ’90, ma mi restava
sempre la curiosità di conoscere la versione del personaggio
femminile”, assicura Nicole Kidman, 57 anni di cui 40 davanti
alla macchina da presa. È per questo che è “rimasta ipnotizzata”
leggendo la sceneggiatura di Babygirl, il film di Halina Reijn
prodotto da A24, che ha debuttato a Venezia con una Coppa Volpi
per l’attrice australiana e che arriva al cinema il 30 gennaio
per Eagle Pictures.
“Non mi sono persa un film di Adrian Lyne: hanno una densità
incredibile, mille pieghe e strati. ‘Nove settimane e mezzo’?
Non smettevo di dire: ‘wow’. Poi ‘Basic Instinct’ di Paul
Verhoeven o ‘Betty Blue’ del francese Jean-Jacques Beineix. Sono
film che mi attiravano completamente, non mi vergognavo di
adorarli. Però mi chiedevo: ‘Dov’è la donna in tutto questo?
Quale sarebbe la sua storia, come la racconterebbe lei?'”,
confida ai giornalisti della Critics Choice Association. Alla
luce di questa annosa inquietudine, salire a bordo del progetto
low budget di una regista di origini danesi piuttosto
sconosciuta a Hollywood è stato un passo naturale: “Volevo
essere io stessa la risposta a quella domanda”, commenta la
premio Oscar per ‘Le ore’.
La Kidman di Babygirl una donna impeccabile come ne ha
interpretate molte negli ultimi anni: Romy, Ceo di un’azienda di
robotica, vive in un lussuoso appartamento a Manhattan, ha
vestaglie di seta, camicie di chiffon e gonne a tubino, chioma
fulva sempre ben raccolta, un marito artista che la adora
(Antonio Banderas) e due figlie teenager che non danno
grattacapi. Nella sua vita c’è una sola sbavatura: non è
appagata sessualmente. Tutto trova senso quando si lascia andare
a una relazione con il giovane e sfrontato Samuel (Harris
Dickinson), che è in azienda per uno stage. L’affaire tra i due
sconvolge i rapporti di potere, mette a repentaglio tutto e,
forse per questo, risulta eccitante e coinvolgente.
“La sceneggiatura mi è arrivata quando ero in Australia
durante lo sciopero; appena abbiamo potuto ci siamo messi a
lavorare. Io e Halina abbiamo chiacchierato per ore di segreti,
desideri, intimità. Ci siamo ritrovate a dirci: ‘Ma dai, anche
per te è così?’ Si è creato un clima di sicurezza e autenticità
che mi ha permesso di donarmi totalmente a questo ruolo, di
spingerlo fino al limite”, considera la protagonista che appare
nuda in alcune scene; vulnerabile e sottomessa in molte altre.
“Romy è una che controlla tutto e, sessualmente, quasi
puritana. Nel corso del racconto, scopre se stessa, fa i conti
con il suo desiderio, ammette quello che vuole davvero. In fin
dei conti, ha solo bisogno di essere amata per come è, non per
come gli altri la vedono”, riflette Kidman, aggiungendo che,
sebbene la relazione con il giovane sia centrale nel film, è il
rapporto con il marito che l’ha toccata di più. “La longevità di
una coppia richiede verità. Si trova il piacere solo se si
abbandonano le maschere e si incontra l’altro in modo autentico,
senza aspettarsi che si comporti in un modo particolare. Perché
fingere di essere qualcuno o cercare di adattarsi per essere
amati? Forse alcune persone possono mantenere questa facciata
per decenni, ma alla fine la verità emerge”.
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