Niente accordo nel centrodestra sui presidenti. Si tratta ad oltranza

Tra poche ore con la prima seduta al Senato ad alla Camera prenderà il via in maniera ufficiale la legislatura. Con ancora qualche dubbio. La giornata di oggi che doveva essere decisiva per la scelta dei presidenti dei due rami del Parlamento (Fazzolari, braccio destro di Giorgia Meloni in mattinata annunciava l’accordo trovato nel centrodestra) si chiude invece con un nulla di fatto. L’accordo non c’è e non c’è stato nemmeno il tanto atteso vertice a tre Meloni-Salvini-Berlusconi nella residenza romana del Cavalieri.

Dietro i motivi di questo rallentamento si scatenano voci e smentite di ogni tipo. Si parla di un Salvini che abbia tenuto il punto sull’ipotesi di Roberto Calderoli alla Presidenza di Palazzo Madama contro quella che era invece l’ipotesi di Fratelli d’Italia che fin dall’inizio ha spinto per Ignazio La Russa.

Ma anche da Forza Italia sembra ci sia stato qualche frenata all’entusiasmo. Berlusconi nel pomeriggio ha visto per un’ora e mezza Giorgia Meloni e proprio La Russa; al termine bocche cucite ma la sensazione è che da una parte ci sia Fratelli d’Italia che spinge al momento per trovare un accordo sui due presidenti tenendo fuori la composizione della lista dei ministri del futuro governo, mentre Lega e Forza Italia vorrebbero invece un accordo completo, Presidenti e Ministri.

Un rallentamento che ha ridato voce alle fanfare di chi parla, da giorni e giorni, di divisioni e crisi all’interno del centrodestra. Addirittura non mancano politici ed osservatori che parlano di «Governo in ritardo». Ecco. Forse a queste persone andrebbero spiegate alcune cose che, per noi, risultano più che chiare: ovvie.

Ad esempio il fatto che domani ci sarà solo la prima seduta delle camere e che le consultazioni, se tutto va bene, cominceranno mercoledì prossimo. E, ancora, che l’incarico al premier dovrebbe essere dato tra almeno 8 giorni. Quindi verrebbe da chiedere a chi racconta di ritardi di cosa stanno parlando. Tutto quello che avviene prima del 19 ottobre non è ritardo, semmai è anticipo. Sia per una questione di tempi che per una questione di rispetto delle regole e delle norme costituzionali della politica.

Sarebbe quantomeno inelegante che Giorgia Meloni annunciasse oggi ai 4 venti la lista dei ministri senza nemmeno aver ricevuto il mandato a formare l’esecutivo dal Presidente della Repubblica.

A Roma comunque si tratta e si tratterà tutta la notte. Sono molti dentro al centrodestra a credere che cominciare il proprio cammino con un intoppo sulla scelta dei presidenti delle due camere non sia un bel segnale. Non si escludono quindi sorprese per domani mattina.

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