lunedì, 25 Novembre 2024
Nuove terapie per il cancro al polmone
Tra i vari tipi di tumore, quello al polmone è tuttora uno dei più difficili e aggressivi. Anche perché quasi sempre metastatizza rendendo lontana, se non impossibile, la guarigione. Per questo , nei vari studi finanziati da Fondazione AIRC, una particolare attenzione è rivolta al cancro polmonare. Uno dei lavori più interessanti, in questo senso, è quello condotto dall’équipe di Rita Mancini dell’Università La Sapienza di Roma che a Panorama spiega i progressi e l’obiettivo finale delle sue ricerche (pubblicate sulla rivista Journal for Immunotherapy opf cancer).
Che tipo di cancro è l’adenocarcinoma polmonare?
«È la forma più diffusa di tumore e colpisce soprattutto i fumatori. Purtroppo ancora oggi quello al polmone è la principale causa di morte per cancro al mondo.Oggi però ci sono nuove possibilità di cura, come l’immunoterapia… L’immunoterapia, che mira a riattivare le cellule del sistema immunitario contro quelle neoplastiche, ha cambiato un po’ scenario terapeutico per diversi tipi di tumore. Il tasso di risposta tuttavia è ancora basso, solo 20-30 per cento dei pazienti con adenocarcinoma trae beneficio da questi trattamenti».
Come mai?
«Quasi sempre a causa di meccanismi di resistenza del tumore, in parte dipendenti dalle caratteristiche delle cellule maligne, in parte legati al microambiente tumorale».
Che cos’è esattamente il microambiente tumorale?
«È tutto ciò che si trova intorno alle cellule tumorali e che è costituito da un lato da cellule immunitarie anti-tumorali, comprese cellule T e B del sistema immunitario, dall’altro da cellule che hanno invece una funzione pro-tumorale, tra cui i macrofagi, le cellule T regolatorie, i mastociti e così via, che nel tempo finiscono per predominare. È questo il motivo per cui il sistema immunitario non riconosce il cancro come qualcosa di estraneo ma che fa parte del nostro organismo».
E in questo scenario come si inserisce il vostro lavoro?
«Nel nostro studio, finanziato da Airc in collaborazione con l’Istituto Regina Elena di Roma, siano andati a esplorare proprio il microambiente tumorale. Mi spiego meglio: studiamo i versamenti pleurici di pazienti con adenocarcinoma del polmone. Dentro questi versamenti ci sono sia le cellule tumorali metastatiche che quelle del microambiente. Noi isoliamo le cellule tumorali e, grazie a nuove tecniche, possiamo identificare le firme molecolari specifiche del microambiente».
Come fate nel concreto?
«In laboratorio, dalla sacca del versamento pleurico del paziente isoliamo le cellule immunitarie, ne estraiamo Dna e Rna e poi Con l’aiuto di bioinformatici, biologi e medici otteniamo quei geni oggetto che rappresentano, come dicevo, la firma del tumore».
Che risultati avete ottenuto finora?
«E con quali ricadute concrete sul piano clinico? In laboratorio, dalla sacca del versamento pleurico del paziente prelevata nella routine clinica per permettergli di respirare meglio, e che altrimenti andrebbe poi buttata via, isoliamo le cellule tumorali e immunitarie, ne estraiamo Dna e Rna che vengono sequenziati. Poi, con l’aiuto di bioinformatici e mediante software disponibili, riusciamo a ricostruire la percentuale relativa di cellule immunitarie presenti nel microambiente.. Quindi: il malato arriva in ospedale, i medici individuano, nel suo versamento pleurico, la firma cellulare del tumore e, in tal caso, potranno utilizzare un’immunoterapia che vada a bloccare i macrofagi protumorali».
Giusto?
«È una prospettiva clinica reale, ma non a breve. Per ora abbiamo identificato una firma molecolare composta da 33 geni che caratterizzano i macrofagi protumorali e ne stiamo studiando alcuni. Poi procederemo per validare i bersagli migliori mediante studi su modelli cellulari e animali. In futuro pensiamo che dalla nostra ricerca potranno essere identificati farmaci che agiscano come inibitori dei macrogafi protumorali, in combinazione con le attuali immunoterapie.
In questa strada lavorate da soli o con altri centri all’estero?
«Oltre alla collaborazione con il Regina Elena di Roma, siamo in contatto con altri centri europei, proprio perché, nella ricerca, l’unione fa la forza».
LA GIORNATA DELLE ARANCE
Sabato 28 gennaio tornano nelle piazze le «Arance della Salute», iniziativa organizzata dalla Fondazione AIRC. I volontari distribuiranno reticelle di arance rosse coltivate in Italia (con un’offerta di 10 euro) marmellata d’arancia (6 euro) e miele ai fiori d’arancio (8 euro). I fondi raccolti saranno destinati a 6 mila ricercatori impegnati in progetti contro il cancro. A sostengo dei quali AIRC ha avviato investimenti per 2023 di 137 milioni 392 mila euro. Obbiettivo della campagna «La salute nelle nostre mani» è sensibilizzare su buone abitudini di vita, come stop al fumo, dieta corretta, attività fisica, adesione agli screening raccomandati. Per trovare il punto di distribuzione più vicino: arancedellasalute.it