martedì, 26 Novembre 2024
Orlando, Sorrentino con Parthenope mi ha fatto un regalo
“I napoletani sono il popolo più
triste del mondo e i vomeresi, come me e Sorrentino, i più
tristi di tutti. Siamo un po’ in un bozzolo, persone che fanno
fatica ad esprimere i sentimenti, ma farmi interpretare il
professore di antropologia Marotta in Parthenope è stato davvero
un gran bel regalo”. Così Silvio Orlando al Filming Sardegna
Festival racconta la sua partecipazione al film di Sorrentino in
concorso al Festival di Cannes e nelle sale italiane dal 24
ottobre.
“Tra le varie anime possibili di Napoli, in Parthenope c’è
quella colta e erudita. Io e Paolo siamo uguali, a parte la
genialità” dice subito Orlando.
Mentre della recitazione spiega quale sia il suo ‘effetto
speciale’ : “Mi metto sempre al servizio della storia e poi
trovo una mia misura. La mia storia attoriale è stata sempre
quella di partire da me, da come sono fatto, dalla mia vita e
questa attitudine ha forse potenziato l’aspetto umano dei miei
personaggi che è un po’ la mia cifra, il mio ‘effetto speciale’.
Il fatto è che quelli della mia generazione si sentivano
importanti come esseri umani aldilà del fatto di essere attori.
Noi pensavamo di essere ‘soggetti politici’ e il nostro stesso
privato diventava così importante anche per la sorte
dell’umanità. Ci sentivamo preziosi. Per gli attori di oggi è
diverso, hanno un atteggiamento più timido, sono straordinari,
forse molto più bravi di noi ma non si sentono utili per le
sorti del mondo”.
A proposito di #MeToo e del cinema del passato dice poi con
coraggio Silvio Orlando: “Anche io ho avuto degli sbandamenti
sessuo-maniaci. Il cinema allora era d’altronde molto
sessuo-maniaco. Per fortuna il #MeToo ha migliorato la qualità
del nostro lavoro, i set sono ora luoghi più vivibili, più
tranquilli e ci sono poi molte più donne impegnate nella
produzione. Sappiamo bene invece com’era il cinema degli anni
Settanta, le donne allora erano prede, selvaggina, merce. Era
una cosa questa più sottile di ogni violenza fisica, era una
legge non scritta, impalpabile: una donna che non stava al gioco
diventava un elemento di disturbo nella macchina maschile”.
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