domenica, 24 Novembre 2024
Parenti e D’Anolfi in viaggio nella natura e nella memoria
“La nostra ambizione è creare le
condizioni migliori perché lo spettatore possa intraprendere un
viaggio e in base al suo bagaglio di conoscenze, di cultura, di
emozioni, sentire il film, che è stratificato e può rivelare
anche in successive visioni nuovi aspetti”. Lo dice all’ANSA
Massimo D’Anolfi che insieme alla coregista Martina Parenti
torna alla Mostra del Cinema di Venezia con il documentario
Bestiari, Erbari, Lapidari al debutto fuori concorso e in uscita
a ottobre con Luce Cinecittà. Il film non fiction (producono Montmorency Film con Rai
Cinema Lomotion con SRF Schweizer Radio Und Fernsehen / Srg Ssr) esplora in 208 minuti, distribuiti in tre atti, gli animali, le
piante, le pietre. “Era da un po’ di tempo che cercavamo una
strada per raccontare il mondo vegetale e non eravamo riusciti a
trovarla – spiega Marina Parenti – poi un’amica ci ha detto che
dal suo veterinario erano ricoverati due cuccioli di tigre con
la polmonite che venivano da uno zoo… abbiamo pensato a così
al racconto della natura di città. Sono tre atti in cui l’uomo
c’è già stato e c’è”. Lo troviamo “nei suoi aspetti più crudeli
ma anche nella cura degli erbari – osservano i due autori –
nella costruzione della memoria attraverso le pietre d’inciampo
o nei volti dei ribelli della seconda guerra mondiale, gli
antifascisti, comunisti, anarchici, socialisti…”.
I ‘Bestiari’ (tra le fonti La Cineteca di Berna, l’Archivio
Tembrock, l’Humboldt Universität Berlin, l’Archivio dello Zoo
di Zurigo) sono quelli delle operazioni all’avanguardia in una
clinica veterinaria di oggi, unite alle prime immagini di
animali filmati, che riflettono l’osservazione scientifica, la
voglia di scoperta ma anche la crudeltà umana, dai safari al
modo feroce in cui si catturavano gli animali per gli zoo. In ‘Erbari’ ci si immerge nel più antico orto botanico
universitario del mondo, quello di Padova, nato nel 1545. A
tracciare il capitolo anche l’erbario di guerra di Bruno
Ugolini, botanico e pacifista, morto durante il primo conflitto
mondiale. Infine per i Lapidari scorrono la creazione in
fabbrica del cemento e quella delle pietre d’inciampo, che
ricordano le vittime dei campi di sterminio. Un omaggio alla
memoria che passa anche dalle immagini dei deportati, delle
città bombardate durante la seconda guerra Mmndiale, le foto e i
fascicoli degli oppositori al regime fascista (da tanti
cittadini comuni a Gaetano Salvemini e Ferruccio Parri)
conservati all’Archivio di Stato.
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