Parte una Nba sempre più ricca, Boston tenta il bis

Sta per cominciare la 79/a edizione della Nba, il torneo Usa più iconico nel mondo, che riunisce le stelle più brillanti nel firmamento del basket ed è sempre più internazionale.

Basti pensare ai 14 giocatori francesi che ne faranno parte, quasi a voler rendere omaggio alla nazionale che ha reso la vita dura agli Usa nella finale dei Giochi di Parigi.

Città, la ‘Ville Lumiere’, che ospiterà due partite della stagione regolare, fra San Antonio e Indiana.

La Nba è anche il torneo che negli ultimi sei anni ha sempre visto vincere il titolo una squadra diversa: gli ultimi a bissare il successo dell’anno prima sono stati i Golden State Warriors nel 2018, e nel 2025 proverà a fare altrettanto Boston.

 Infatti ai nastri di partenza sono ancora i Celtics i favoriti numero uno, ma Oklahoma City Thunder, Minnesota Timberwolves e i redivivi New York Knicks, che non vincono l’anello dal 1973, sono in prima fila per ribaltare il pronostico. Ce la facesse davvero NY, nella Grande Mela sarebbe festa per giorni, ma intanto bisogna giocare.

La Nba 2024-’25 sarà anche quella della prima volta di padre e figlio insieme in campo, con Lebron James e Bronny, se quest’ultimo riuscirà a guadagnarsi un posto nel roster dei Lakers, senza finire in G-League, la lega di sviluppo. Per lui l’obiettivo numero uno è dimostrare di non essere un ‘raccomandato’ che al draft è stato scelto solo a causa di cotanto padre. Potrebbe essere anche l’anno di Victor Wembanyama, se il nuovo fenomeno da 2,24 troverà la chimica giusta con Chris Paul, rinforzo estivo di lusso della franchigia texana che dopo il disastro della scorsa stagione (22 vittorie e 60 sconfitte) vuole assolutamente tornare nei play off, per dimostrare di avere anche un presente e non essere solo la squadra del futuro.

Intanto la lega, per rendere il campionato sempre più competitivo ed equilibrato, con il nuovo contratto collettivo di lavoro ha stretto le maglie della ‘luxury tax’, ovvero la tassa da pagare se si sfora il tetto salariale. Ciò vuol dire che le franchigie che superano certi limiti non potranno cavarsela versando una multa salata, ma avranno forti restrizioni sul mercato. Ma bisogna anche sottolineare che la Nba ha da poco raggiunto l’accordo per il nuovo ciclo di diritti tv, e si tratta di un incasso record: 76 miliardi di dollari in 11 anni, dalla stagione 2025-’26 in poi. E ciò vuol dire che sarà quasi triplicato il valore dei diritti domestici: da 2,6 a 6,9 miliardi di dollari a stagione. Tre sono i partner, fra i quali Amazon, scelta per mettersi al passo con l’evoluzione dell’industria audiovisiva in senso digitale. Non a caso, il commissioner Adam Silver ha tenuto a sottolineare che “i nostri nuovi accordi globali massimizzeranno la portata e l’accessibilità delle partite Nba per i fan degli Usa e in tutto il mondo”.

E attenzione al fatto che la Nba sta intensificando i contatti con la Fiba, perché guarda con molto interesse all’Europa, come ha ammesso Silver, al punto che è stato ipotizzata la creazione di un nuovo torneo nel vecchio continente sotto l’egida della lega nordamericana. Per ora sono solo voci, poi si vedrà. Intanto la globalizzazione ha portato anche all’accordo tra New York Knicks ed Experience Abu Dhabi, che metterà il proprio marchio con una patch sulle divise da gioco di Jalen Brunson e compagni. 

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