Pif, un film contro la dittatura dell’algoritmo

(ANSA) – ROMA, 23 OTT – Un algoritmo ci rovinerà la vita per
sempre? “Già lo sta facendo, siamo tracciati passo passo, i
nostri gusti, le preferenze di qualunque cosa ma quel che è
peggio è sul lavoro, la tecnologia che tanto doveva aiutarci e
migliorare le nostre vite, è una dittatura che da’ il timing per
ogni cosa, indirizza strade e persino quando fare le pause come
accade per i rider “, dice Pif presentando E noi come stronzi
rimanemmo a guardare, in sala per tre giorni 25,26,27 ottobre,
un film Sky Original prodotto da Wildside, Vision Distribution e
I Diavoli, presentato come Evento Speciale alla Festa di Roma.
    Il titolo è già un manifesto, “si, anche se il tono è lieve e di
commedia, con Fabio De Luigi protagonista con Ilenia Pastorelli,
il messaggio è politico”, sottolinea all’ANSA il regista
Pierfrancesco Diliberto, “è il nostro atteggiamento attendista,
di aspettare ad una qualche reazione su quella che sempre di più
si sta trasformando in una tecno-schiavitù ma se sulla privacy
penso ci sia ben poco da fare essendocela venduta per tre
tazzine nelle tessere punti dei supermercati che furono
antesignani di questi adulazioni, sugli algoritmi che ci
impongono ritmi di lavoro penso che si debba fare qualcosa,
svegliarci e far capire ai governi, alle istituzioni che oltre
un limite non si può andare”. Questa la storia: Arturo
Giammarasi (De Luigi “sono un alter ego di Pif”) è un manager
che diventa superfluo nella sua azienda per vittima dello stesso
algoritmo che ha ideato per ottimizzare i tempi di lavoro. Perde
così in un solo colpo fidanzata (Valeria Solarino), posto e
amici. Si adatterà a lavorare come rider nella multinazionale
Fuuber, consegnare pizze in bicicletta, governato da una
tecnologia che gli detta ogni cosa, come, dove, quando. L’unica
consolazione alla sua solitudine è Stella, un ologramma nato da
una app sviluppata dalla stessa Fuuber. Ma dopo la prima
settimana di prova gratuita non può permettersi di rinnovare
l’abbonamento. La scena iniziale rinvia alla ‘leggerezza’ su
come prendiamo le dittature: il manager e la fidanzata
partecipano ad una festa in cui tutti si scatenano vestiti da
nazifascisti al ritmo di Faccetta Nera. (ANSA).
   

Leggi su ansa.it