venerdì, 15 Novembre 2024
«Planet Water Arena»: filosofia e divise dallo stile dinamico e responsabile
La parola Arena evoca l’anfiteatro antico in cui si tenevano manifestazioni ed eventi, un nome forte e suggestivo per un marchio che, dal suo esordio a oggi, ha tenuto fede all’alta qualità e all’innovazione nel segmento swimwear, alimentando il mondo dello sport con aspirazione all’eccellenza e grandi campioni.
Le fenomenali storiche sette medaglie d’oro del nuotatore Mark Spitz alle Olimpiadi del 1972 a Monaco di Baviera hanno di fatto ispirato il giovane Horst Dassler – visionario imprenditore e poi presidente di Adidas France – nella creazione di una linea esclusiva di costumi per l’élite mondiale sportiva di questa disciplina.
L’anno successivo, il 1973, è il sigillo storico della comparsa del marchio Arena che, 50 anni dopo, nel 2023 è pronto a spingere in avanti quel successo iconico con una nuova espansione commerciale che, da 17 anni a oggi, non smette di riaccreditarsi e crescere.
Accanto al deputy ceo Giuseppe Musciacchio, da sempre in ruoli strategici per oltre 15 anni in azienda, arriva il nuovo ceo Peter Graschi, portando con sé l’expertise maturata in Tally Elfassi-Weijl (realtà con oltre 800 negozi in tutto il mondo) e Holy Fashion Group (fondato dagli ex proprietari di Hugo Boss) con i marchi Joop!, Strellson e Windsor.
Entrambi tosti e disciplinati, appassionati di sport, ma autodefinitesi «triatleti» tranquilli, sono pronti a traghettare i prodotti imprescindibili per gli amanti del nuoto in piscina alle loro estensioni Leisure & Beachwear e a tutto quello che si può collegare al motto «Swimming Everywhere» e «Planet Water».
Peter Graschi
Il brand, presente in quasi 130 Paesi al mondo, operando dal suo quartier generale marchigiano a Tolentino e con quattro mercati gestiti da filiali dirette (Italia, Francia, Germania e USA), è pronto per una fatidica svolta nel ripensare e riprogettare il suo prossimo futuro.
Il punto di collegamento con le nuove strategie parte dall’acqua, elemento portante del pianeta terra e del corpo umano, collettore di emozioni, passioni, cultura e divertimento, sotto il segno della responsabilità e della sostenibilità.
Nuotare, ovunque, e proteggere l’acqua e tutto ciò che si muove all’interno e intorno a essa, in una concezione olistica che si traduce appunto con «Planet Water».
Dopo aver riunito la propria community di addetti ai lavori e chiamato all’azione divulgativa gli ambassador sportivi e i professionisti della comunicazione, la nuova direzione permette all’ampliata filosofia Arena di diventare cultura proattiva testimone di questo processo olistico già iniziato nel segmento del prodotto, quasi con piena percentuale di utilizzo di materiali riciclati nella produzione amatoriale e al 70% in quella performance.
Intanto il mercato americano apprezza e cresce in domanda (più del 60% ogni anno), aiutando a coltivare questa contaminazione premium fra sport d’agonismo e moda, distribuita anche in orizzontale sul nuovo e potente e-commerce europeo, e presto, americano.
Trasformare il nuoto in uno stile di vita significa voler migliorare la vita in generale, delle persone, della mente e del corpo, dell’individuo in rapporto con gli elementi naturali e primordiali.
L’innovazione è sempre stata e sarà il punto cardine dal quale realizzare i nuovi costumi, gli accessori e l’abbigliamento, da bagno, sportivi e per il tempo libero, e promuovere uno stile di vita attivo, fuori e dentro l’acqua.
La posizione centrale conquistata dal benessere, nell’athleisure è stata garantita dal suo sviluppo onnicomprensivo e di auto-miglioramento per gli attori coinvolti, se fatto perbene e ricco di contenuti, in commistione fra mondo sportivo e atletico e comparto moda.
Se si ripensa, come raccontano Musciacchio e Graschi, alla evoluzione del costume in acqua, ma anche a quella delle divise di altri sport come il surf e il triathlon (dei quali Arena era sponsor tecnico e appassionato sostenitore), si capisce come alcuni brevetti e capi antesignani siano ancora i protagonisti nelle strutture adattate al mercato moderno.
È una questione di heritage, quello competente e appassionato, mai domo del raggiungimento di un risultato eccellente e sempre pronto a guardare avanti, al passo successivo, tenendo alzata l’asticella.
I primi costumi disegnati dall’azienda sono stati, storicamente, principalmente pensati sul libero movimento delle spalle in acqua, utilizzando tessuti a navetta o in “paper suit” croccante, così come le iconiche ciabattine da piscina sono state realizzate per agevolare un massaggio plantare e il kick da allenamento da tenere in mezzo alle gambe per dare eleganza alla sgambata oppure per appoggiare la nuotata su una tavoletta ristorativa.
La storia dei costumi da competizione parte da Skinfit, tessuto ultraleggero di 18 grammi indossato come una seconda pelle, seguito da Flyback con le sue spalline sottili e la schiena scoperta, da AquaRacer, progettato per ridurre l’attrito con l’acqua e da X-Flat, ancor più sottile, liscio e leggero.
Al di là della vasca da competizione, la continua ricerca ha prodotto materiali ad alte prestazioni come Waternity, che combina durata, morbidezza, forma e ritenzione del colore e si asciuga velocemente, e Waterfeel, dall’eccellente vestibilità, lunga durata, morbidezza ed elasticità.
Fonte di innovazione continua, il progetto Powerskin, ovvero la tuta indossata per oltre dieci anni dai migliori nuotatori del mondo, ha contribuito ai progressi dell’abbigliamento nel fitness e nel tempo libero, tra i quali la gamma Bodylift progettata per modellare, sostenere e lusingare la figura femminile.
L’era del costume compressivo fullbody ha segnato una incredibile rivoluzione nel contrastare l’attrito del corpo in acqua e aumentarne la velocità, anche se oggi la regola in piscina vuole la divisa per gli uomini fatta con pantaloncini dall’ombelico al ginocchio e quella per le donne dalla spalla al ginocchio, a parte il caso del nuoto in acque libere dove si può usare ancora la tuta con alcune importanti regole limitative.
Nel 2010 la sua variante in Carbon Pro, che integra le fibre di carbonio nel costume da bagno bloccate come una cintura di sicurezza nei livelli di elasticità critici, offre massima compressione, supporto e controllo quando e dove è necessario.
Questo tessuto carbon idrorepellente, con i suoi ulteriori progressi e declinazioni (Carbon Flex, Carbon Air, Carbon Ultra, Carbon Glide, Carbon Duo e Carbon Core FX) è ancora il punto di riferimento dei prodotti high tech e performance di Arena.
Massimiliano Rosolino
Gli accessori non sono da meno, la cuffia Smart Cap è la prima del suo genere a essere facile e veloce da indossare senza formare antiestetici rigonfiamenti, dotata di sottocappuccio con inserto in rete per tenere i capelli, brevettato e vincitrice del Red Dot Design Award 2012 e del Design Index ADI 2012.
L’occhialino unisex Cobra, quello che si deve per forza indossare se si vuole essere al top acqua, copre da solo 4-5 milioni di fatturato l’anno, il più venduto e più indossato nelle gare e nel nuoto amatoriale, disegnato in Giappone per offrire prestazioni idrodinamiche eccezionali, con aste ultra morbide e lenti anti appannamento che garantiscono una visione cristallina.
La prossima collezione primavera/estate 2023 ha già incluso design contemporaneo, tecnologie e ricerca unite a filati ecologici e dettagli moda.
L’etichetta Arena Icons firma prodotti cross-category da indossare dentro e fuori dall’acqua, sia per l’allenamento che per il tempo libero e nel comparto beachwear, come il costume Arena One, realizzato da un unico pezzo di tessuto super leggero e sinuoso, con una sola cucitura termosaldata sul retro e aperto sui fianchi, il più popolare e fotografato sui Social Media dalla community internazionale.
L’intero waterwear si ispira ai mondi digitali e iperconnessi, mescolando colori forti e metallici con altri caldi e coinvolgenti, talora con stampe evanescenti, floreali o camouflage, sia per uomo che per donna.
Altra caratteristica interessante è quella dei prodotti reversibili, che possono essere indossati in entrambi i sensi, consentendo così un look diverso a seconda del momento.
L’abbigliamento è composto da modelli facilmente miscelabili tra loro, dal fascinoso stile vintage. Zaini, borse e borsoni da viaggio, funzionali e capienti, ispirati alle fantasie della collezione o caratterizzati da tinte unite, si associano a ciabattine e sandali passepartout.
Sono i campioni più amati del momento, accanto alle glorie del passato, i primi modelli di questa rivoluzione di Arena, che agisce e lavora come una grande famiglia e una community allargata basata sulle medesime virtù valoriali.
Gregorio Paltrinieri
Tecnica, design e atleti, un trittico da sempre attivo nell’expertise del brand, cresciuto in credibilità anche e soprattutto grazie all’associazione con i grandi nuotatori, ambassador appassionati e creators a tutti gli effetti, che hanno contribuito, testandole costantemente, alla messa a fuoco delle tecnologie e delle silhouette di produzione.
Il californiano Steve Furniss, plurimedagliato nell’Elite Team insieme a Mark Spitz, considera l’acqua un luogo magico dove imparare dal vivo la lezione sulla casualità, sulla opportunità, sul coraggio e sulla ispirazione.
Anche secondo colui che ha ottenuto due record mondiali in un solo giorno, Matt Biondi, il segreto sta nel come si reagisce agli eventi, materia che oggi, dopo anni di nuoto e pallanuoto, insegna come docente agli alunni.
Fra le campionesse femminili internazionali, quelle che stanno vivendo mesi vorticosi fra vittorie e successi, ci sono Sarah Sjöström, entrata nel libro dei record mondiali dei 100 metri farfalla e con un ambito titolo mondiale, e Cate Campbell, velocista in stile libero che dai 16 anni ha vinto medaglie a tutte le Olimpiadi.
La prima interpreta lo sport e questi suoi intensi momenti come un viaggio, da godersi con gioia e responsabilità, nel quale il dubbio può essere una risorsa.
La seconda sceglie un nuovo mix fra gentilezza nella vita ed entusiasmo coriaceo nello sport, e considera la gara e l’avversario come una sana competizione fra due individui che esprimono il meglio di sé stessi.
Disciplina, passione, emozioni, rendono mai domo il campione italo-australiano Massimiliano Rosolino che ha vinto oltre 60 medaglie su tutti i podi. L’atleta di maggior successo nella storia del nuoto italiano è soprannominato «The Machine» perché allo sport si è dedicato con la medesima passione e buonumore che ha nella vita: una panacea per la salute e per la mente.
Nicolò Martinenghi
«Un atleta evoluto si discosta un pochino dall’età giovane, periodo in cui ci si permette di giocarsi l’all-in e arrivare stravolti al traguardo, che si vinca o si perda» dichiara Massimiliano Rosolino. «Io ho vinto molto perché ho dovuto fare l’inseguitore dei migliori, ovvero contro Michael Phelps, Ian Thorpe e Pieter van den Hoogenband, fra i più grandi di tutti i tempi. Quindi ho gareggiato tanto, anche quattro o cinque volte in un solo evento, contro questi avversari che spingevano al massimo la ricerca personale dei limiti, del corpo e della mente. Mi sono allenato in montagna e ho costruito – come una macchina vera – il mio modo di inseguirli e prima o poi sapevo così che avrei messo una mano davanti alla loro all’arrivo».
Forse con la forma fisica pazzesca posseduta e questa sua disciplina mentale, senza quei mosti sacri, le medaglie sarebbero state molte, molte in più. Ma ciò che Rosolino, più di ogni altro ha imparato, è la gestione della mente e il fatto che la salute della testa conta l’80% sui risultati.
Il confronto continuo con l’intelligenza lo porta oggi a essere imprenditore di sé stesso e anche attento ascoltatore dei clienti che lo consultano per progetti di sostenibilità ambientale, cucina, design, moda e naturalmente nuoto (a cui si sono uniti il canottaggio e la corsa).
Punta di diamante del nuoto italiano attuale, Gregorio Paltrinieri sceglie lo stile libero di resistenza e un archivio di 17 anni in Nazionale.
L’oceano, le acque libere, paiono essere il suo elemento preferito, anche se resta attivo anche nelle gare in piscina, raccontate nel suo libro Il Peso dell’Acqua, ovvero la pressione di essere il n°1.
Spiega Paltrinieri: «Se sei forte e vinci ci sono alte aspettative e si deve sempre dimostrare di essere all’altezza. Con la maturità ho raggiunto una sorta di equilibrio, almeno prima della gara. Dialogo con l’acqua non attraverso la forza ma con sensibilità, accarezzando l’elemento e mettendomi in connessione con esso: nuotare mi fa sembrare di essere sulla luna! So già dopo una bracciata come sto e quanto e dove devo spingere. In gara (ma anche in allenamento) sono molto competitivo, un “killer da competizione” direi, pronto ad aprire il gas al massimo, da subito. Preferisco guidare una gara davanti e dire “vieni a prendermi se hai il coraggio di andare forte”. Diciamo che ho imparato a non avere paura delle paure».
Forse siamo di fronte a un’altra macchina, che si allena sei ore al giorno e ha ancora la stessa fiamma bruciante degli inizi, fortunato nel fare quello che ama di più, passare il tempo nell’ambiente naturale che lo fa felice e gli regala la voglia di fare allenamenti e sacrifici per arrivare alle sfide senza prendere troppo sul serio l’idea del risultato finale.
Fra i suoi progetti, far conoscere il nuoto in mare nelle spiagge italiane insieme ad Arena e contribuire alla diffusione della cultura della responsabilità insita nel progetto «Planet Water».
Campioni nell’acqua e uniti anche dalla passione per il tennis, a cui si vogliono dedicare nel tempo libero e a fine carriera, Gregorio Paltrinieri e Nicolò Martinenghi fanno parte delle nuove generazioni di atleti totalmente dedicati allo sport.
Il Campione Europeo di rana 100 metri e in staffetta, un velocista che si gioca il tutto per tutto in pochi secondi, sostiene che «bisogna essere un po’ matti per gareggiare in questo particolare stile meno comune». Dal suo debutto alle Olimpiadi di Tokyo, Martinenghi è il terzo nuotatore più veloce nella storia dei 50 metri rana, il 4° più veloce nei 100 metri. «Forse è vero – dichiara – che la rana non l’ho scelta ma lei ha scelto me, con quel suo movimento atipico al quale bisogna proprio essere predisposti in termini di tendini e ginocchia». Il suo allenamento verte sul potenziamento, sulla resistenza, sulla velocità e anche sulla delicatezza, perché «l’acqua si coccola e la si deve sentire con sensibilità».
La sua nuotata tecnica che spinge molto in frequenza, con il bacino alto sull’acqua, viene provata anche attraverso l’immaginazione, prima di una gara importante, visualizzata da fuori come spettatore e poi in azione, in modo che quando Nicolò entra in acqua, quel movimento che ha provato tante volte, sia già lì pronto al blocco di partenza.
Ed è in quell’istante che si scatena l’adrenalina pura, colma di certezze e affermazioni, motore della gara più importante, quella con sé stessi.
«Di carattere sono impulsivo però so che si vince all’arrivo e non alla partenza: nell’ultima Olimpiade ho sperimentato la tattica della progressione, è andata benone».
Il giovane Poseidone marino non ha per ora un piano B e si vede ancora in acqua fra cinque anni, senza rimpianti per i sacrifici, ma nemmeno senza ossessione per il nuoto, perché ha la consapevolezza che farà anche dell’altro in futuro.