giovedì, 6 Febbraio 2025
Portman e Moore, esploriamo le trasgressioni
(ANSA) – CANNES, 21 MAG – “L’intera gamma del comportamento
umano dovrebbe essere accessibile alle donne perché le donne
sono semplicemente esseri umani”, ha detto Natalie Portman
parlando di May December, il film di Todd Haynes in concorso al
festival di Cannes e che l’attrice israeliana-statunitense ha
prodotto oltre che interpretato insieme a Julianne Moore. Portman interpreta un’attrice che vuole conoscere da vicino la
donna che deve interpretare nel prossimo film: Gracie (Moore),
che 23 anni prima era stata condannata dalla sua comunità per
una relazione con un bambino di 13 anni avendone lei il doppio,
da qui il titolo May December che significa appunto relazione
tra una persona giovane e una più anziana (“In Francia lo
chiamano Macron”, ha detto il regista). La coppia scandalosa è
ancora insieme (lui è l’attore coreano americano di The
Riverdale, Charles Melton), i figli si stanno diplomando e
l’arrivo dell’attrice di Hollywood gli fa fare i conti con il
tabù che ha condizionato le loro vite, mentre il comportamento
ambiguo della donna aggiunge tensione al melodramma. Natalie Portman è diventata famosa all’età di 12 anni con
Leon, un film del francese Luc Besson che l’ha portata a essere
sessualizzata da bambina, e verso il quale ha detto di provare
sentimenti complicati. Il film Leon fu ispirato dalla relazione
di Besson con l’attrice e regista francese Maiwenn, che ha
sposato a 16 anni. La stessa Maiwenn che ha recitato e diretto
Jeanne du Barry, al fianco di Johnny Depp, film d’apertura non
senza scandalo di Cannes 2023. Besson ha affrontato diverse
accuse di violenza sessuale, che la Portman ha detto di aver
trovato “devastanti”, senza voler aggiungere altro. Secondo Haynes “May December ha esplorato il nostro rifiuto
di guardarci onestamente. Reprimiamo molti dei nostri desideri
per buone ragioni. Una società civile esiste trattenendo. Film
come Carol o come questo sono sempre più difficili perchè la
società che non si sente più a suo agio nell’essere a disagio.
Penso che sia la morte del pensiero, la morte della critica
sociale”. (ANSA).