Primadonna, il coraggio femminile contro gli abusi

(ANSA) – ROMA, 18 OTT – Raccontare una giovane donna “che
potesse contenerne una moltitudine in molteplici epoche. Volevo
rappresentare tutte quelle ragazze che dicono no” alla violenza,
agli abusi. E’ l’obiettivo, spiega la regista, di Primadonna,
opera prima di Marta Savina, con Claudia Gusmano, Dario Aita,
Fabrizio Ferracane, Manuela Ventura, Francesco Colella, Thony e
Paolo Pierobon, al debutto alla Festa del Cinema di Roma in
Alice nella città e prossimamente in sala con Europictures. Il film prende ispirazione da una vicenda reale (portata sul
grande schermo nel 1970 anche da Damiano Damiani in La moglie
più bella, esordio nel cinema di Ornella Muti), quella della
siciliana Franca Viola, che nel 1965, quando aveva 17 anni, è
diventata la prima donna italiana a rifiutare un matrimonio
riparatore dopo essere stata rapita e violentata dal suo ex
fidanzato, poi condannato e finito in prigione insieme ai suoi
complici. Una storia alla quale la cineasta aveva già dedicato
un corto, ‘Viola, Franca’ (2017), che però nel lungometraggio è
stata ampliata: “Il lavoro è stato renderlo un personaggio
universale e transgenerazionale che rappresentasse diverse
eroine della storia – spiega la produttrice Virginia Valsecchi
per Medset, che ha realizzato il film insieme a Capri
Entertainment in associazione con Tenderstories e in
collaborazione con Rai Cinema, Vision Distribution e Sky -.
    Partendo dalla realtà si mette in scena il coraggio, la verità
di una ragazza, in una storia sull’emancipazione femminile, che
anche se ambientata nella Sicilia degli anni ’60 ha elementi
molto attuali che volevamo fare arrivare alle nuove
generazioni”. Nella storia la protagonista è Lia (Gusmano), 21enne
caparbia e riservata che va anche ad aiutare il padre a
coltivare la terra, nonostante nella Sicilia degli anni ’60 non
fosse considerata un’attività ‘da donne’. A lei si interessa
Lorenzo Musicò (Aita), figlio del boss del paese, ma Lia dopo
una breve conoscenza lo rifiuta. Lui decide di ‘prenderla’ con
la forza dando per scontato, dopo, il matrimonio riparatore. Lia
però ha il coraggio di dire no. (ANSA).
   

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