giovedì, 28 Novembre 2024
Protagonisti di Io Capitano, Oscar? Ci pensa il destino
Sean Penn e Joaquin Phoenix “che mi facevano i complimenti per la mia interpretazione? Non sapevo come reagire, io non li conoscevo prima… Non avevo mai pensato di fare cinema, il mio sogno è sempre stato il calcio… Infatti quando ho conosciuto Chiellini per l’emozione ho pianto e vorrei tanto incontrare Dybala”. Lo racconta con un accenno di sorriso Seydou Sarr, protagonista esordiente 19enne di Io, capitano, in collegamento da Los Angeles insieme al cointerprete debuttante del film, Moustapha Fall per un incontro sulle emozioni che vivono alla vigilia degli Oscar, dove il lungometraggio di Matteo Garrone sull’Odissea contemporanea di due ragazzi che lasciano Dakar per arrivare in Europa, è in gara per la statuetta al miglior film internazionale.
Ancora un po’ assonnati (li è mattina) sereni e stanchi per le settimane di promozione, dense di eventi, a Hollywood, i due giovani senegalesi non sembrano sentire troppo la pressione della cerimonia: “Prendo le cose per come vengono, sono più le persone intorno a noi a sentire un po’ d’ansia. Chiaramente un po’ sogniamo di vincere, ma è veramente difficile, anche se lo meritiamo” sottolinea Seydou. Ugualmente incredulo è l’amico: “il mio sogno è sempre stato venire in America ed essere qui è un po’ la chiusura del cerchio. Volevo fare l’attore, però non avrei mai immaginato di ritrovarmi come una star che va agli Oscar. Ora mi sto iniziando a preparare per la serata… e mi rende felice poter portare degli abiti nuovi” spiega Fall che ama anche il mondo della moda: “Qui ho conosciuto vari stilisti, è stato bellissimo”. Il lungo periodo a Los Angeles è stato faticoso ma entusiasmante (“abbiamo imparato molte cose ed è emozionante il calore che ci arriva dalle persone che hanno visto il film”), ma anche difficile, “perché siamo senza mamma e papà”. Le loro famiglie li supportano in pieno, “sono molto fiere di noi” spiegano. Per la cerimonia “da musulmani, ci affidiamo al destino, sicuramente faranno anche loro delle preghiere… per accompagnarci all’evento. In questo periodo ci stanno molto sostenendo e ci hanno dato dei consigli per evitare di perderci” in tutto questo. Seydou aggiunge che “mia madre e mia sorella, capiscono bene cosa stiamo facendo qui, hanno fatto teatro, e sono state con me sul set. E’ un po’ come se stessi realizzando anche il loro sogno”. Tra i tanti ricordi legati agli ultimi straordinari mesi c’è anche quello del loro arrivo in Italia: “Io la conoscevo da Instagram e per me era un Paese bellissimo – racconta Seydou -.
Quando sono venuto ho visto però anche altri aspetti, come le persone che dormivano sulle panchine, i senzatetto..”. Comunque “l’emozione della prima volta a Roma è indimenticabile” . Prima del film “non conoscevo affatto L’italia o l’Europa – osserva Moustapha – vivevo in un quartiere povero e non avevo nemmeno il telefono. Pensavo che tutto fosse perfetto da voi, non conoscevo la sofferenza che si può trovare anche in Europa … noi siamo stati fortunati a non vivere quelle situazioni”. Il film che ha iniziato il suo percorso trionfale alla Mostra del cinema di Venezia, gli ha anche fatto incontrare, tra gli altri, Papa Francesco: “Non capivo molto cosa mi stesse dicendo anche perché non parlo bene italiano – dice candido Seydou -. Ma ci ha abbracciato tanto e ci ha dato un regalino, la medaglietta papale”. I sogni per il futuro? “Vivo giorno per giorno, vedremo se il cinema continuerà… il sogno per me resta il calcio”.
Anche Moustapha lascia “le cose al destino, ne ho tanti di sogni, essere un attore, un cantante, un ballerino, o lavorare nella moda”. Vorreste continuare a vivere in Italia? “Mi piacerebbe – risponde Seydou – adesso sogno Fregene, non vedo l’ora di tornarci. Là in questi mesi abbiamo vissuto a casa della mamma di Matteo Garrone. Sogno di fare altre chiacchierate con lei e il suo ragù”. ”In Senegal il film è già uscito – chiosa l’Ad di Rai Cinema Paolo Del Brocco -, ma ad aprile ci sarà una proiezione speciale con loro e tutte le persone che hanno lavorato a Io, capitano. E poi partirà un tour che porterà il film, con uno schermo mobile, anche in alcuni villaggi”
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