domenica, 20 Aprile 2025
Psiconcologia, 4 snodi di aiuto contro il tumore al seno

Triage psico-oncologico, consulenza
psico-oncologica genetica, crescita post-traumatica e
oncofertilità. Per ognuno di questi snodi fondamentali nella
vita di una paziente con tumore del seno, la psico-oncologia può
fare la differenza. E l’esperienza pluriennale del Gemelli lo
dimostra. Se ne è parlato all’ultimo Breast Club organizzati
dalla Breast Unit di Fondazione Policlinico Gemelli, avviati
all’inizio di quest’anno. “Il motivo del successo è semplice –
spiega Gianluca Franceschini, Professore Ordinario di Chirurgia
Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Direttore
della UOC di Chirurgia Senologica di Fondazione Policlinico
Gemelli e Direttore del Centro Integrato di Senologia di
Fondazione Policlinico Gemelli
-. Ho voluto creare la ‘Casa dei Senologi’, dove tutte le
specialità possano dialogare tra loro e contribuire a far
crescere le competenze del nostro gruppo. Restando tuttavia
aperti anche ai colleghi di tanti centri del Lazio, che trovano
in questi incontri bisettimanali una valida occasione di
aggiornamento.”
E l’ultimo Breast Club, tenutosi in una ‘Casa dei Senologi’
davvero affollata, è stato dedicato all’ “Importanza della
psico-oncologia nel PIDTA (Percorso Integrato
Diagnostico-Terapeutico Assistenziale) della Breast Unit del
Policlinico Gemelli.
“La psicologia clinica – ha ricordato il professor Tortora – è
uno degli assett fondamentali di questo Policlinico, con gli
oltre 16 mila colloqui e valutazioni effettuati ogni anno. Ben
il 60% dell’attività assistenziale svolta all’interno del
Gemelli è di tipo oncologico”.
Il flusso di intervento della psico-oncologia presso la Breast
Unit del Gemelli si articola su diversi percorsi di cura che
comprendono il triage psico-oncologico, la consulenza
psico-oncologica genetica, la crescita post-traumatica e il tema
dell’oncofertilità. “La presa in carico psicologica della
paziente – ricorda la dottoressa Daniela Belella – comincia
subito, al momento della pre-ospedalizzazione, quando vengono
valutati non solo i possibili fattori di rischio (stress,
depressione, ecc), ma anche quelli ‘di protezione’, alla base di
una risposta trasformativa, dopo un evento traumatico, qual è la
diagnosi di cancro”. Nell’ambito di un vero e proprio triage
psico-oncologico, prima della visita, vengono somministrati una
serie di test (termometro del distress, Hospital & Depression
Scale, PTCI, MINI-MAC, Core-OM) per valutare il livello di
distress e la capacità di coping della paziente che porteranno a
definire il livello di priorità degli interventi di supporto
personalizzati da mettere in campo. In generale le pazienti più
a rischio dal punto di vista psicologico sono quelle con
obesità, o in perimenopausa o portatrici di una mutazione
genetica. L’obiettivo degli
interventi è quello di ridurre l’impatto emotivo della malattia
e di supportare la crescita personale della paziente dopo
l’evento malattia”.
Come visto, tra le pazienti più fragili dal punto di vista
psicologico sono quelle con un tumore del seno correlato ad
un’alterazione genetica (es. BRCA1/2). “La comunicazione della
diagnosi genetica – ricorda la dottoressa Stefania Carnevale – è
uno dei momenti critici, che possono slatentizzare un disagio
psicologico”. La reazione alla comunicazione della diagnosi
genetica può declinarsi in paura, impotenza, disorientamento e
sfociare nella rabbia.
Un altro grande tema trattato dalle psico-oncologia è quello
dell’oncofertilità, peraltro molto caro al professor Giovanni
Scambia, di recente scomparso. “Il tumore e le sue cure –
esordisce la dottoressa Francesca Veccia – oggi non
rappresentano più un ostacolo insormontabile al desiderio di
genitorialità”.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA