lunedì, 25 Novembre 2024
Putin mette all’angolo Prigozhin, ma in Ucraina non può farne a meno
I media statali russi non possono piu’ citare dichiarazioni di Yevgeny Prigozhin, il fondatore della milizia paramilitare Wagner Group «se non si riferiscono ad argomenti neutrali». Quanto emerso ieri è la conferma del fatto che le agenzie di stampa russe RIA Novosti, TASS e Interfax dal gennaio scorso non citavano più le dichiarazioni di Prigozhin. Ma non è tutto perché come scrive Verstka (media indipendente russo): «Secondo un interlocutore vicino al ministero della Difesa, sarebbe stata preparata anche una campagna stampa contro lo “chef del Cremlino”, che si è deciso di non avviare ancora».
Il capo dei mercenari russi da mesi è diventato il punto di riferimento di coloro che criticano i vertici militari russi sulla conduzione della guerra in Ucraina. Yevgeny Prigozhin negli ultimi mesi ha piu’ volte attaccato Sergej Šojgu Ministro della difesa della Federazione Russa e il Generale Valerij Gerasimov Capo di stato maggiore generale delle Forze armate russe. Solo alcuni giorni fa Prigozhin ha accusato pubblicamente il Ministro della difesa di non fornire munizioni ai miliziani di Wagner in Donbass. Poi l’oligarca russo attraverso i suoi canali Telegram ha esortato i russi a chiedere all’esercito di fornire le munizioni al battaglione mercenario, «impossibilitato a portare avanti la guerra». L’affondo è stato durissimo visto che Yevgeny Prigozhin ha anche definito Sergej Šojgu «un traditore» e ha incolpato Valerij Gerasimov: «Di voler distruggere» il suo gruppo paramilitare schierato in Ucraina.
I media russi non hanno scritto nulla sulle dure dichiarazioni dello “chef del Cremlino” in realtà ex titolare di una società di catering che riforniva il Cremlino durante i ricevimenti ufficiali, sulla mancanza di munizioni, ma hanno pubblicato una risposta dell’addetto stampa del presidente Dmitry Peskov. Martedì 21 febbraio, i media statali hanno ignorato le accuse dirette di Prigozhin contro il ministero della Difesa e il capo del dipartimento, Sergei Shoigu. Inoltre, nei giorni scorsi, tutte le televisioni di Stato hanno evitato di citare l’imprenditore sui propri siti. Le agenzie hanno anche ignorato la dichiarazione di Prigozhin giovedì 23 febbraio, secondo cui i problemi con le munizioni avevano iniziato a essere risolti. Yevgeny Prigozhin nell’ultimo anno, è diventato popolarissimo in Russia attaccando i funzionari statali definiti «topi d’ufficio» mostrandosi in divisa militare nei luoghi di combattimento.
La crescente popolarità di Prigozhin è diventata un serio problema anche per Vladimir Putin che deve in più gestire il malcontento degli oligarchi per le perdite miliardarie, e dei suoi fedelissimi che si trovano sempre ad operare a cosa fatte visto che il presidente russo ormai, non si consulta più con nessuno. Dmitri Kuznets, analista militare per il quotidiano russo indipendente Meduza scrive che: « Prigozhin si posiziona come leader de facto di una fazione contraria all’establishment militare nella principale arena politica della Russia, che oggi è la guerra».
Come ricordato dal Corriere della Sera solo alcuni giorni fa Oleg Matveychev famoso blogger deputato di Russia Unita che tempo fa aveva proposto: «Di rinchiudere i membri dell’opposizione in piazza e di fucilarli senza processo per far crescere l’economia russa» in un’intervista, ha attaccato direttamente gli gli ultranazionalisti come «la più grande minaccia interna nei confronti di Putin. I turbo-patrioti sono invece l’unico vero pericolo per il nostro Stato». Matveychev ha citato Igor Girkin, ex comandante delle Forze speciali nel Donbass ai tempi del primo conflitto ucraino che ogni giorno sui social network accusa i vertici militari russi di «negligenza criminale» e Yevgeny Prigozhin che ha più volte fatto intendere di voler fondare un suo partito ultra nazionalista. Ora si attendono le mosse di Prigozhin amico personale di Vladimir Putin, che dovrà decidere se adeguarsi alle decisioni del Cremlino che lo paga profumatamente per i suoi servigi in Ucraina e in Africa, oppure se alzare nuovamemente il livello di uno scontro che sa bene di non poter vincere.