Quando il leader Usa è nel mirino, la realtà come nei film

(di Francesca Pierleoni) Le immagini del tentato assassinio di
Donald Trump, lo studio ossessivo delle immagini, l’emozione, lo
shock, la paura, le cospirazioni, i sospetti, le indagini, le
polemiche non possono non richiamare anche tanto cinema che ha
voluto raccontare secondo varie prospettive dal rigoroso biopic
al film inchiesta, reali delitti di presidenti Usa (ce ne sono
stati quattro, quelli di Abraham Lincoln, James Garfield,
William McKinley e John Kennedy), ma anche storie inventate di
cospirazioni riuscite, piani sventati o da sventare contro
leader politici americani immaginari, in carica o sulla via al
potere, fra killer condizionati ad uccidere, agenti segreti in
disgrazia, storie d’amore improbabili e complotti globali.
    Restando solo al grande schermo, è inevitabile partire da
uno dei capolavori di Oliver Stone che mescola genere thriller
politico/biopic/conspiracy movie in J.F.K (1991) incentrato
sulla figura di Jim Garrison (Kevin Costner), procuratore
distrettuale nell’inchiesta sull’assassinio del presidente Kennedy, che provò a smontare la verità ufficiale della
commissione Warren sul delitto. Un racconto avvincente, per il
quale il montatore italiano Pietro Scalia, insieme a Joe
Hutshing vinse l’Oscar (l’altra statuetta alla pellicola è
andata alla fotografia) con uno strepitoso cast corale che
comprende Gary Oldman (nei panni di Lee Harvey Oswald), Kevin
Bacon, Tommy Lee Jones, Sissy Spacek, Donald Sutherland, Joe
Pesci, Jack Lemmon, Laurie Metcalf, Ed Asner, John Candy. I
servizi segreti americani hanno collaborato con Wolfgang
Petersen per Nel centro del mirino (1993), thriller/drama con
uno straordinario Clint Eastwood nei panni dell’agente
sessantenne Frank Horrigan, che era nel 1963 nella scorta del
presidente Kennedy e non ha mai superato i sensi di colpa per
non essere riuscito a salvarlo. Quando è prossimo alla pensione,
Horrigan, considerato oramai troppo anziano e paranoico dai
colleghi, si troverà a cercare di difendere un altro presidente
da un pericoloso killer (John Malkovich). Un ex prigioniero di
guerra, componete di una potente famiglia americana, destinato a
un’ascesa politica, è in realtà stato condizionato con tecniche
di controllo mentale basate sull’ipnosi a diventare un agente
dormiente e killer di altri politici (tra gli obiettivi anche
vicepresidenti e presidenti): è la storia di Và e uccidi di John
Frankenheimer (1962) con Frank Sinatra, Angela Lansbury e
Laurence Harvey poi riletta in The manchurian Candidate di
Jonathan Demme (2004) con Denzel Washington, Meryl Streep e Liev
Schreiber.
    The conspirator di Robert Redford (2010) concentra
l’attenzione su Mary Surratt (Robin Wright), l’unica donna
condannata (fu giustiziata nel 1865) per aver preso parte,
secondo l’accusa, alla cospirazione che portò all’assassinio di
Abraham Lincoln (sul quale è da ricordare anche il maestoso
biopic di Steven Spielberg, con Daniel Day Lewis nei panni del
presidente). In Azione esecutiva di David Miller (1973) con
Burt Lancaster, si lega l’omicidio Kennedy a una cospirazione di
potenti uomini d’affari, politici e servizi segreti. La
sceneggiatura la firma Dalton Trumbo che si era basato su
documenti e testimonianze. Otto diversi punti di vista danno forma al thriller
Prospettive di un delitto di Pete Travis (2008) con Dennis
Quaid, Forest Whitaler e Sigourney Weaver dove il punto di
partenza è proprio l’apparente assassinio in Spagna del
presidente americano Henry Ashton (William Hurt), paladino nella
lotta al terrorismo. Infine, tra i tanti altri, in The
assassination di Niels Mueller, basato su una storia vera, Sean
Penn (qualche anno dopo interprete invece di un politico
assassinato, Harvey Milk, nel film di Gus Van Sant, ruolo che
gli porta il secondo Oscar, ndr) è Samuel Byck, venditore di
mobili che nel 1974 aveva ordito un piano per uccidere Nixon.
   
   

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