giovedì, 13 Febbraio 2025
Quando Liz Taylor e Richard Burton fecero flop in Sardegna
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(ANSA) – ROMA, 18 OTT – C’è un cold case, uno dei tanti,
nella storia del cinema e il documentario presentato alla Festa
di Roma, L’ESTATE DI JOE, LIZ E RICHARD, scritto e diretto da
Sergio Naitza, prodotto da Karel, lo ricostruisce. Un film che
doveva essere un successo Universal ed è stato uno dei più
clamorosi flop della storia, prima di diventare pellicola di
culto per gruppi di fan di tutto il mondo. E’ la storia “La
scogliera dei desideri”, (titolo originale “Boom!”), una
produzione all stars girata nell’agosto ’67 in un angolo
incontaminato della Sardegna, sulle scogliere di Capo Caccia
vicino ad Alghero, protagonisti i più acclamati divi dell’epoca,
Elizabeth Taylor e Richard Burton, diretti dal regista Joseph
Losey su sceneggiatura di Tennessee Williams con il
commediografo Nöel Coward fra gli interpreti, i costumi di Karl
Lagerfeld, le musiche di John Barry. Sulle tracce di questa
pellicola degli Universal Studios, prodotta con budget altissimo
per l’epoca e nel tempo diventata film di culto, si è
incamminata una produzione sarda, che ha ricostruito
quell’estate di riprese a Capo Caccia, quando il glamour di
Hollywood, incarnato nella più autorevole coppia cinematografica
del mondo, sbarcò sull’isola, approdando agli scogli selvaggi di
Capo Caccia. Nel film parlano il regista USA John Waters che spiega perché la
pellicola sia diventata un film di culto, e da Parigi Patricia
Losey, moglie del regista Joseph Losey, nel ’67 al seguito della
troupe a Capo Caccia. A Los Angeles sono state invece raccolte
le memorie dell’attrice Joanna Shimkus – la moglie di Sidney
Poitier – unica superstite del cast, dove interpretava il ruolo
della segretaria della Taylor. Ancora da Parigi lo storico del
cinema Michel Ciment, direttore della prestigiosa rivista
Positif e autore di due fondamentali volumi su Joseph Losey, ha
offerto una lettura critica sulla pellicola. Da Roma il
gioielliere Gianni Bulgari racconta il rapporto di Liz Taylor
con i gioielli e spiega come i suoi preziosi che la diva
indossava nel film abbiano rafforzato il carattere del
personaggio. Nel documentario anche un gruppo di algheresi che
venne arruolato dalla produzione con le più svariate mansioni:
fattorini, runner, elettricisti, assistenti. (ANSA).