martedì, 24 Dicembre 2024
Richard Gere, per ‘Oh, Canada’ mi sono ispirato a mio padre
(di Francesco Gallo)
Quando mi hanno proposto ‘Oh, Canada, I tradimenti’ di Paul Schrader, mio padre era morto a 101 anni pochi mesi prima. Lui viveva con la mia famiglia e così ho potuto assistere al deterioramento della sua salute e soprattutto della sua memoria che era divenuta fluida. Quello che ho vissuto allora mi ha molto influenzato per il personaggio di Leo Fife, protagonista del film”. Così oggi a Milano Richard Gere, 75 anni, nel presentare ‘Oh, Canada’ in uscita il 16 gennaio con Be Water Film.
Chi è Leo Fife, il personaggio interpretato da Gere? È un famoso regista di documentari sull’orlo della morte (ha un cancro in fase avanzata). Ora mentre combatte la malattia a Montreal accetta un’intervista che diventa una sorta di testamento-confessione. Da una parte Fife ha voglia di rivelare i suoi segreti anche intimi e dall’altra vuole far capire che non è quel mito perfetto che molti suoi ammiratori credano sia.
Il tutto davanti a sua moglie Emma (Uma Thurman) e al suo devoto ex studente Malcolm MacLeod (Michael Imperioli) che non è altri che il regista del docu.
Fife, ormai morente, rivela nell’intervista più di un segreto della sua lunga vita: intanto i suoi molti tradimenti (davanti a una moglie che vorrebbe scomparire nel sentirli), ma confessa anche che è fuggito in Canada per evitare l’arruolamento nella guerra in Vietnam.
“A fine anni Settanta c’è stata una generazione ribelle, la mia generazione, che è stata la prima chiamata alle armi dopo la II Guerra Mondiale per il Vietnam – dice Gere -. Ognuno poteva però rimandare la guerra per motivi universitari o, in alternativa, fuggire in Canada . Quella generazione ha insomma da farsi perdonare molte cose. Certo ciascuno di noi nella vita compie scelte di cui non è orgoglioso ed è anche il caso del mio personaggio che ha fatto della sua vita un’impostura di cui si vergogna molto”.
Che ne sarà dell’America con il secondo mandato Trump? “Sono stato recentemente a Washington per un evento speciale a favore del Tibet in cui è stato reso onore al Dalai Lama e in cui era presente anche Nancy Pelosi. In questa occasione – dice l’attore a Milano – ho chiesto a molti senatori come vedevano il futuro dell’America, ma nessuno è stato in grado di darmi una risposta. Quello che a me spaventa di più è l’esercizio dell’autorità da parte di un presidente degli Stati Uniti insieme a dei miliardari (da Musk a Howard Lutnick fino a Linda McMahon). Questo è veramente inquietante specie se si considera che nella costituzione americana si parla sempre di ‘noi popolo’ mentre qui si parla ormai solo di ‘noi miliardari’, una situazione che fa tremare”.
Per quanto riguarda infine le scelte che ci capita continuamente di fare, dice il buddista Richard Gere: “Ogni momento della nostra vita siamo a un bivio, anche il fatto di trovarmi qui oggi a parlare con voi è il frutto di tutta una serie di decisioni del passato: da quando sono andato all’università fino a quando ho deciso di recitare. E se oggi sto con qui voi dipende anche dal fatto che Terrence Malick tanti anni fa mi ha scelto per I giorni del cielo”.
Quello che proprio non sopporta degli States? “Mia moglie è spagnola e quando è venuta a vivere con me in America è rimasta scandalizzata dal costo delle cure sanitarie e poi c’è il problema della proliferazione delle armi. Lei mi ha fatto anche in questo caso aprire gli occhi sull’alto grado di violenza che c’è in questo paese che è il più ricco del mondo”.
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