Salute mentale, 50% dei problemi si sviluppa sotto i 15 anni

(ANSA) – ROMA, 10 OTT – Il 50% dei disordini mentali si
sviluppano prima dei 15 anni e i più diffusi in età giovanile
sono depressione e ansia. E questa condizione è accompagnata
spesso da assenza di una valutazione diagnostica, difficoltà di
presa in carico presso i servizi, mancanza di una banca dati
nazionale e un alto tasso di dispersione dei pazienti
accompagnano. A raccontare attraverso testimonianze, numeri e
riflessioni è stato l’evento ‘Cosa ci dice il cervello’,
promosso da Angelini Pharma nell’ambito del progetto Headway
2023 e trasmesso in diretta oggi, in occasione della Giornata
Mondiale della Salute mentale.
    A pagare fortemente l’impatto psicologico della pandemia sono
stati molti giovanissimi, costretti a distanza forzata e
lezioni online. I dati del “Mental Health Index” sullo stato
della salute mentale in Europa, presentato a Bruxelles da The
European House Ambrosetti, mostra come due adolescenti o bambini
su 3 siano a rischio di forme depressive a causa dell’impatto
della pandemia Covid. “Da un anno e mezzo vedo ragazzi solo
attraverso finestrelle su pc – ha sottolineato Fabio Geda,
scrittore e educatore – e questo è stato un osservatorio
incredibile: entrare nelle case dei ragazzi, vedere chi si
collega dal giardino e chi si collega dalla cucina con dietro la
mamma che cucina. Ma tantissimi tenevano la telecamera spenta,
molti ragazzi non si sono fatti vedere per tutto il periodo
della didattica a distanza”.
    La pandemia è stata anche un periodo che ha visto dilagare
l’uso dei social tra gli adolescenti. Ma questi, sottolinea la
filosofa Maura Gancitano, moderatrice dell’evento e fondatrice
del progetto Tlon, “sono luoghi virtuali tutt’altro che innocui
per la salute mentale, e terreno di tante dinamiche tossiche”. A
raccontare coraggiosamente la propria esperienza nel fare i
conti con gli insulti ricevuti sul web, è stata la scrittrice
Irene Facheris. “Mi ha devastata, mi ha stremato. Ho chiesto
aiuto – ha detto – mi è stata diagnosticata una depressione.
    Sapere che aveva un nome mi ha sollevato. Mi ha dato la
possibilità di occuparmi della mia condizione e mi anche dato
modo di incoraggiare tanti altri a fare lo stesso, superando lo
stigma che impedisce di parlare di questi temi”. (ANSA).
   

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