Salvini contro Draghi sulle riaperture: coprifuoco alle 22 e la Lega si astiene

Il primo effetto del Decreto Riapertura approvato poco fa dal Consiglio dei Ministri non è legato alla salute o all’economia. Ma è prettamente politico.

La Lega infatti ha annunciato che nel voto sul Decreto in Parlamento si asterrà. Dopo il mezzo successo dell’ex ministro degli Interni che aveva portato all’anticipazione dal 2 maggio al 26 aprile delle riaperture oggi il premier ha detto no.

Non è passata infatti la linea del leader leghista Salvini che chiedeva uno spostamento del coprifuoco dalle 22 alle 24. Draghi ha tenuto la linea della prudenza, voluta dal Pd, dal M5S e dal Ministro della Salute Speranza. Così tutti in casa alle 22 anche se rimangono confermate le anticipazioni del decreto emerse ieri e cioè che si potrà cenare nei ristoranti e bar nelle zone gialle, rigorosamente nei tavoli all’aperto.

Le regole delle riaperture dal 26 aprile

cene però che dovranno cominciare piuttosto presto dato che alle 22 bisogna già essere rientrati a casa. Tutto questo rimarrà in vigore fino al 1 giugno, giorno in cui bar e ristoranti potranno utilizzare anche nei locali e negli spazi chiusi.

L’altra grande novità, anche questa già anticipata ieri, è l’introduzione della certificazione verde, il documento che permetterà di spostarsi tra regioni di fascia rossa o arancione per motivi di turismo.

Un certificato che comprova o l’avvenuta vaccinazione del soggetto, o la guarigione da Covid o, in ultimo, la negatività ad un tampone rapido o molecolare effettuato entro le 48 ore precedenti alla partenza.

Un certificato che però nel dettaglio lascia qualche dubbio. Non è chiaro infatti come e a chi richiederlo e si temono anche facili falsificazioni dato che non è chiaro se si tratterà di un documento cartaceo o digitale o valido in entrambe le modalità.

Ci sono però alcune brutte notizie. La prima arriva da Roma, via Washington. Sul sito dell’ambasciata Usa in Italia infatti è comparso un invito agli americani di evitare viaggi in Italia paese considerato ad alto rischio Covid. L’altra è che le regioni alle prese con la campagna vaccinale ancora una volta lamentano la scarsa fornitura di dosi. Si spera che l’annunciata consegna di 1,6 mln di dosi del vaccino Pfizer previste per domani venga confermata nei fatti.

Intanto i dati confermano la lenta discesa dei casi di contagio; un calo che è evidente anche nella riduzione dei posti occupati da malati Covid in terapia intensiva e di quelli che occupano i normali letti d’ospedale.

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