lunedì, 25 Novembre 2024
Sanremo è finito. Il centrodestra stravince le regionali in Lazio e Lombardia
Il centrodestra vince, anzi, stravince le elezioni regionali in Lazio e Lombardia. Lo diciamo subito, su tutto c’è il forte segnale dell’affluenza, ferma al 42% (e che deve far riflettere). Ma nulla toglie al risultato, al suo significato politico.
Perché il successo del centrodestra è netto. In entrambe le regioni infatti l’unione delle forze di governo supera il 50% (53% in Lombardia, 54% nel Lazio). Numeri che nemmeno alle politiche erano stati tenuti e che rappresentano una promozione convinta al lavoro fatto da settembre ad oggi dall’esecutivo di Giorgia Meloni.
Dall’altro canto è evidente il tracollo dell’opposizione che esce devastata, con numeri stando i quali nemmeno in caso di Campo Largo (il solito minestrone del «tutti insieme per non far vincere la destra») avrebbe ribaltato il risultato.
Morale, oggi il centrodestra si conferma in Lombardia e scippa il Lazio alla sinistra portando a termine un capovolgimento dei colori politici del paese in soli 5 anni che ha davvero dell’incredibile.
Questa foto riporta infatti la situazione nel 2018 del panorama politico regionale; la sinistra aveva 15 regioni, il centrodestra resisteva in Lombardia, Liguria, Veneto e Sicilia; 15 a 4, un punteggio severissimo ed un’Italia fortemente colorata di rosso. Oggi il cerchio si chiude; oggi il centrodestra arriva proprio a quota 15 con la sinistra alla guida solo di Toscana, Emilia Romagna, Puglia e Campania.
L’onda lunga del centrodestra quindi prosegue, con una forza dirompente.
Stando ai dati di lista la coalizione si conferma a guida Fratelli d’Italia ma rispetto alle politiche di settembre la Lega recupera in maniera evidente in Lombardia parte della propria forza, uscendo rafforzata e non travolta dalla sfida interna con gli alleati.
Il voto poi smonta quella narrazione portata avanti in maniera violenta ed incomprensibile per mesi e mesi di un Pirellone addirittura responsabile delle migliaia di morti per Covid nel corso della prima ondata della pandemia, di una regione incapace di fronteggiare l’emergenza. Una Lombardia raccontata come l’esempio peggiore, il male assoluto. Gli elettori, con la loro fiducia rinnovata all’ex governatore, dimostrano la falsità di quei racconti.
Ma è nel centrosinistra che le riflessioni devono essere profonde, oneste, severe.
Enrico Letta prova però a guardare il bicchiere mezzo pieno anche nel giorno dell’ennesima sconfitta, con una prova di illusionismo politico riprova della debolezza della sinistra di oggi: «L’opa del terzo polo e del M5S sul Partito Democratico è fallita… Il Pd si riconferma guida dell’opposizione» a testimonianza che ieri ed oggi (forse anche domani) il vero nemico al Nazareno non è nella coalizione opposta ma nella sua stessa parte del Parlamento.
Il Terzo Polo crolla. La rincorsa di Calenda e dei suoi si ferma, come quella di un’auto senza benzina. Di renzi da settimane non c’è traccia. A Milano il risultato di Letizia Moratti, su cui tanto si puntava, è pessimo, clamorosamente basso. Un 10% che con così pochi votanti pesa ancora di più. Un fiasco clamoroso che forse oggi fa ripensare proprio l’ex vicepresidente della Regione nella sua scelta di combattere in campagna elettorale contro gli ex alleati ed il lavoro della giunta di cui ha fatto parte (e che, non è un mistero) sognava di guidare. Invece resterà addirittura esclusa dal Consiglio Regionale.
Il Pd perde ma non affonda come se si fosse raggiunto quello zoccolo duro di sostenitori fedeli sempre e comunque. Certo, questa partita elettorale è stata gestita in maniera evidentemente errata; lo hanno ammesso i due sconfitti, D’Amato e Majorino pronti nel criticare la tardiva scelta del candidato da parte di una segreteria evidentemente più concentrata sul proprio congresso. Ma liti e battibecchi già in corso sui social tra esponenti vari della sinistra sono il segnale che il clima è molto teso davanti al bivio di sempre sull’alleanza con grillini. Il vero nodo irrisolto dell’opposizione.
Il Movimento 5 Stelle conferma il suo trend storico nelle amministrative: male, anzi malissimo. Soprattutto in Lombardia dove la lista si ferma al 4% dei votanti (cioè meno del 2% degli aventi diritto al voto). Evidentemente la linea del Reddito di Cittadinanza a tutti i costi sotto la Madonnina non paga, non ha mai pagato.
Se un marziano avesse letto i giornali negli ultimi giorni avrebbe trovato articoli sull’Italia e la Meloni isolati in Europa e deboli sul piano internazionale; sull’economia in crisi; su di una coalizione divisa; avrebbe visto i messaggi dei soliti noti dal palco di Sanremo, tutti contro la destra.
Poi arriva il momento del voto, la verità del voto, non le chiacchiere.