Se la medicina si blocca per la Zapoteca…

Per caso sapete cos’è la “zapoteca”? Non siamo al Rischiatutto, ma al test di ingresso alla facoltà di Medicina. Ogni anno, una cornucopia di corbellerie partorite dalle menti geniali del ministero. Per gli appassionati di quiz, gli zapotechi sono un’antica civiltà precolombiana del Messico meridionale, e cosa c’entrino loro con l’accesso alla professione medica è un mistero che neanche il calendario Maya potrebbe risolvere. Così come non si è ancora capito perché gli aspiranti medici debbano conoscere il doppio significato della parola “fattura” (documento fiscale e atto di stregoneria), o chi ha scritto l’opera “Mistero Buffo”, oppure che cosa sia lo “stream of consciousness” (“flusso di coscienza”, una tecnica narrativa utile ai romanzieri, un po’ meno utile nelle corsie degli ospedali). Forse gli autori delle domande ministeriali ambiscono a un contratto di lavoro nella redazione di “Chi vuol essere milionario?”.

Ma c’è di peggio. Anche quest’anno, come del resto accade ogni volta, le domande del test sono zeppe di strafalcioni. Le domande segnate come giuste in realtà sono sbagliate. Almeno sei quesiti, a quanto pare, sono completamente errati: parliamo di biologia, chimica, logica e matematica. Non male, per una prova che comprende 60 domande a risposta multipla: il 10% sono errori da matita blu. Se poi ci aggiungiamo gli amici Zapotechi e lo zibaldone di cultura generale, c’è da mettersi le mani nei capelli pensando a chi giudica i futuri medici del paese. E poi non lamentiamoci se la sanità pubblica va allo sfascio, proprio in periodo di pandemia, quando avremmo bisogno di professionisti di qualità. Con certi maestri ministeriali, viene da chiedersi che genere di discepoli si metteranno il camice.

Il ministro dell’Università Maria Cristina Messa ha dichiarato (e ci mancherebbe!) che se nel test ci sono domande sbagliate, “le annulleremo”. Ci pare il minimo. E aggiunge: “Devo riuscire a fare le graduatorie tenendo conto degli errori, e quindi verosimilmente annullando le domande sbagliate o comunque sotto verifica”. Tradotto, si rischia puntualmente il pantano burocratico e la pioggia di ricorsi. Sarebbe bello, almeno per una volta, conoscere i nomi e cognomi dei fenomeni che nelle polverose stanze ministeriali concepiscono simili disastri. Ma su questo il ministro è stato stranamente vago: “Vorrei incontrarmi con le commissioni che preparano i test, per riuscire a dare qualcosa di un pochino meno debole per il prossimo anno”. Anche noi vorremmo incontrarli per consegnargli ciò che si meritano: più che un camice da medico, meriterebbero forse una camicia di forza. O perlomeno un biglietto di sola andata nel paese degli Zapotechi.

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