Sheridan, il mio film all’Ischia Global per i nativi americani

(ANSA) – NAPOLI, 11 LUG – “Racconterò la storia di Standing
Bear, il primo nativo americano al quale furono concessi i
diritti civili dalla legge statunitense. Lo girerò in Nebraska,
spero all’inizio del prossimo anno, anche grazie all’appoggio
economico di questo stato americano e il formale sostegno dalla
tribù Ponca”. Il regista irlandese Jim Sheridan, sei volte
candidato all’Oscar e autore di capolavori come Nel nome del
padre e Il mio piede sinistro, è tornato nel ruolo di chairman a
Ischia Global Film and music festival dove un anno fa tra i
tanti progetti, aveva annunciato la stesura di questo film che
intanto ha scritto e produrrà con il regista Andrew Troy.
    “Il budget complessivo è intorno ai 40-50 milioni di dollari,
per adesso ne abbiamo trovati 20. Uno dei due protagonisti sarà
una star irlandese”, racconta sottolineando l’importanza di
ricordare soprattutto ai più giovani questa storia vera,
ambientata nel 1879, sulla vita del capo indiano che dopo aver
subito anni di maltrattamenti e vessazioni affermò dinanzi un
tribunale la dignità dei nativi. “E’ una storia che dovrebbe
essere più conosciuta, fui molto colpito quando Nancy Pelosi
inaugurò una statua a lui dedicata a Washington”. Sheridan è
rimasto molto colpito dalla alluvione che ha colpito Ischia lo
scorso autunno e si informa sui danni, ha voglia di conoscere di
più l’isola, la sua storia antica e visitare il Castello
aragonese trovando insolite similitudini con le isole irlandesi.
    L’idea di girare in Italia non l’ha abbandonato e in particolare
di realizzare una nuova versione di Scarlatto e nero di Jerry
London “sul sacerdote irlandese che aiutò gli ebrei nella Roma
dell’occupazione nazista. Una storia raccontata in The Scarlet
Pimpernel of the Vatican di J.P. Gallangher”.
    E al festival prodotto da Pascal Vicedomini parla con piacere
del documentario che ha recentemente realizzato su Peter O’Toole
a dieci anni dalla morte, con interviste a colleghi e familiari
da Kenneth Branagh, Brian Cox, Anthony Hopkins, da Stephen Fry
alla figlia Kate O’Toole. “Ho parlato anche del suo rapporto con
le donne, delle sue dipendenze. Era completamente pazzo ma l’ho
amato. E’ l’attore irlandese di maggior rilievo prima di Daniel
Day-Lewis”. (ANSA).
   

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